domenica, 13 Ottobre , 24

Terni, asportato cancro al cervello senza toccare “aree nobili”

Innovativo intervento all’ospedale di Terni. Nei giorni scorsi l’equipe di neurochirurgia guidata da Carlo Conti, in collaborazione con il servizio di neurofisiopatologia diretto da Domenico Frondizi, ha effettuato per la prima volta nella struttura un delicatissimo intervento di asportazione di un tumore cerebrale in area eloquente o nobile – in cui ogni minima lesione comporterebbe un danno neurologico permanente – mediante monitoraggio corticale intraoperatorio. Si tratta di una tecnica evoluta garantita solo da pochi centri in Italia, spiega una nota. La paziente, una 64enne umbra, è stata dimessa dopo tre giorni dall’operazione, senza alcun deficit neurologico e in ottime condizioni generali.

“I tumori cerebrali, che già di per sé rappresentano una sfida quotidiana, sono ancora più impegnativi – sottolinea Conti – quando si localizzano nelle vicinanze o in corrispondenza di quelle aree cerebrali cosiddette nobili che controllano, ad esempio, il movimento degli arti o il linguaggio. Un qualsiasi danneggiamento di queste aree, che fino a poco tempo fa era ritenuto inevitabile durante un’asportazione chirurgica, causerebbe un deficit neurologico molto invalidante”.

Attraverso il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, che a Terni è ormai uno standard per l’attività neurochirurgica elettiva, tali strutture nervose ‘intoccabili’ possono essere localizzate esattamente, così da essere preservate durante l’intervento. “In altre parole – spiega Frondizi – viene eseguita una mappatura della corteccia cerebrale, motoria e sensitiva, con una tecnica neurofisiologica in grado di guidare in tempo reale l’azione del neurochirurgo. Nel caso specifico è stato effettuato un monitoraggio continuo dell’area che controllava la motilità e la sensibilità della mano, integrando i dati con quelli ottenuti con le immagini della risonanza magnetica funzionale e del neuronavigatore”.

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“I tumori cerebrali, che già di per sé rappresentano una sfida quotidiana, sono ancora più impegnativi – sottolinea Conti – quando si localizzano nelle vicinanze o in corrispondenza di quelle aree cerebrali cosiddette nobili che controllano, ad esempio, il movimento degli arti o il linguaggio. Un qualsiasi danneggiamento di queste aree, che fino a poco tempo fa era ritenuto inevitabile durante un’asportazione chirurgica, causerebbe un deficit neurologico molto invalidante”.

Attraverso il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, che a Terni è ormai uno standard per l’attività neurochirurgica elettiva, tali strutture nervose ‘intoccabili’ possono essere localizzate esattamente, così da essere preservate durante l’intervento. “In altre parole – spiega Frondizi – viene eseguita una mappatura della corteccia cerebrale, motoria e sensitiva, con una tecnica neurofisiologica in grado di guidare in tempo reale l’azione del neurochirurgo. Nel caso specifico è stato effettuato un monitoraggio continuo dell’area che controllava la motilità e la sensibilità della mano, integrando i dati con quelli ottenuti con le immagini della risonanza magnetica funzionale e del neuronavigatore”.

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