domenica, 13 Ottobre , 24

Zaytsev fa vaccinare la figlia, il popolo del web gli si scaglia contro

Il pallavolista Ivan Zaytsev è a Modena, dove giocherà nella prossima stagione dopo aver lasciato Perugia neo-campione d’Italia. Qui ha portato a vaccinare la figlioletta Sienna, nata lo scorso gennaio. Poi la decisione di divulgare la propria scelta attraverso Facebook. «In un momento storico particolare, nel quale la questione “vaccini sì, vaccini no” divide e fa discutere, mi è sembrato giusto far sapere la mia scelta: sono un personaggio pubblico, è giusto farlo». Immaginava di aprire un dibattito. Invece si è attirato contro le ire degli «haters» della Rete.  Centinaia sono stati i commenti offensivi. Insulti pesanti e stupidi, nutriti dall’anonimato di chi si nasconde dietro lo schermo di un pc. Addirittura c’è stato chi ha augurato di ammalarsi alla piccola Sienna e a Sasha, il suo fratellino di 4 anni.  “Tanta ignoranza mi preoccupa» ha commentato l’atleta.

Passato lo stupore e la tentazione di difendersi da tanta violenza aggredendo a sua volta gli haters, ha prevalso la razionalità : «Diciamo che la chiudo lì, anche perché non pochi hanno capito di aver passato il segno e hanno levato i commenti. Le querele erano e sono pronte, ma non vorrei arrivare a tanto».

Ashling, la moglie, difende la posizione del marito e la scelta della famiglia («Perché un personaggio pubblico dovrebbe starsene zitto su un tema che sarebbe da affrontare a 360 gradi?»), ma il campione russo se la cava benissimo da solo. Con fermezza e pacatezza. «Parto dai dati dell’Oms, non del paninaro dell’angolo: i numeri spiegano che i vaccini aiutano a debellare le malattie. Ero consapevole che ci sarebbero stati pareri discordi, ma non sarebbe stato un problema confrontarmi con opinioni differenti: i miei genitori mi hanno abituato a non dare peso alle lodi e ad analizzare invece le critiche. L’avrei fatto anche stavolta, ma nel solco della civiltà. Avrei cercato l’empatia nel dialogo per comprendere le ragioni di chi, sulla questione, è contrario. Invece ho ricevuto una montagna di insulti, qualcuno mi ha dato dello zingaro».

Passato lo stupore e la tentazione di difendersi da tanta violenza aggredendo a sua volta gli haters, ha prevalso la razionalità : «Diciamo che la chiudo lì, anche perché non pochi hanno capito di aver passato il segno e hanno levato i commenti. Le querele erano e sono pronte, ma non vorrei arrivare a tanto». Ashling aggiunge una riflessione: «Da mamma sono delusa della sensibilità di questa gente, soprattutto in relazione alle tragedie vissute da famiglie che hanno avuto un figlio rovinato da una vaccinazione. Però non è così che si risolve il problema: meglio parlarne, magari ricordando che in Africa muoiono a milioni per la mancanza della prevenzione. Il nostro contributo alla discussione è stato di spiegare che avremmo vaccinato i bambini in ogni caso, anche se non ci fosse stato l’obbligo di farlo». Resta l’amarezza per lo scenario generale, ovvero per l’aggressività della rete. Ivan Zaytsev è un cultore dei social, tant’è che li ha raccontati e spiegati in un programma televisivo. Non cambierà idea: «Abbandonare Facebook e gli altri contenitori? No, questo no. Ma chi insulta, spreca un’occasione data dall’era di Internet: quella di comunicare».

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Il pallavolista Ivan Zaytsev è a Modena, dove giocherà nella prossima stagione dopo aver lasciato Perugia neo-campione d’Italia. Qui ha portato a vaccinare la figlioletta Sienna, nata lo scorso gennaio. Poi la decisione di divulgare la propria scelta attraverso Facebook. «In un momento storico particolare, nel quale la questione “vaccini sì, vaccini no” divide e fa discutere, mi è sembrato giusto far sapere la mia scelta: sono un personaggio pubblico, è giusto farlo». Immaginava di aprire un dibattito. Invece si è attirato contro le ire degli «haters» della Rete.  Centinaia sono stati i commenti offensivi. Insulti pesanti e stupidi, nutriti dall’anonimato di chi si nasconde dietro lo schermo di un pc. Addirittura c’è stato chi ha augurato di ammalarsi alla piccola Sienna e a Sasha, il suo fratellino di 4 anni.  “Tanta ignoranza mi preoccupa» ha commentato l’atleta.

Passato lo stupore e la tentazione di difendersi da tanta violenza aggredendo a sua volta gli haters, ha prevalso la razionalità : «Diciamo che la chiudo lì, anche perché non pochi hanno capito di aver passato il segno e hanno levato i commenti. Le querele erano e sono pronte, ma non vorrei arrivare a tanto».

Ashling, la moglie, difende la posizione del marito e la scelta della famiglia («Perché un personaggio pubblico dovrebbe starsene zitto su un tema che sarebbe da affrontare a 360 gradi?»), ma il campione russo se la cava benissimo da solo. Con fermezza e pacatezza. «Parto dai dati dell’Oms, non del paninaro dell’angolo: i numeri spiegano che i vaccini aiutano a debellare le malattie. Ero consapevole che ci sarebbero stati pareri discordi, ma non sarebbe stato un problema confrontarmi con opinioni differenti: i miei genitori mi hanno abituato a non dare peso alle lodi e ad analizzare invece le critiche. L’avrei fatto anche stavolta, ma nel solco della civiltà. Avrei cercato l’empatia nel dialogo per comprendere le ragioni di chi, sulla questione, è contrario. Invece ho ricevuto una montagna di insulti, qualcuno mi ha dato dello zingaro».

Passato lo stupore e la tentazione di difendersi da tanta violenza aggredendo a sua volta gli haters, ha prevalso la razionalità : «Diciamo che la chiudo lì, anche perché non pochi hanno capito di aver passato il segno e hanno levato i commenti. Le querele erano e sono pronte, ma non vorrei arrivare a tanto». Ashling aggiunge una riflessione: «Da mamma sono delusa della sensibilità di questa gente, soprattutto in relazione alle tragedie vissute da famiglie che hanno avuto un figlio rovinato da una vaccinazione. Però non è così che si risolve il problema: meglio parlarne, magari ricordando che in Africa muoiono a milioni per la mancanza della prevenzione. Il nostro contributo alla discussione è stato di spiegare che avremmo vaccinato i bambini in ogni caso, anche se non ci fosse stato l’obbligo di farlo». Resta l’amarezza per lo scenario generale, ovvero per l’aggressività della rete. Ivan Zaytsev è un cultore dei social, tant’è che li ha raccontati e spiegati in un programma televisivo. Non cambierà idea: «Abbandonare Facebook e gli altri contenitori? No, questo no. Ma chi insulta, spreca un’occasione data dall’era di Internet: quella di comunicare».

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