domenica, 13 Ottobre , 24

WWF, Domani l’Overshoot day: consumate risorse naturali disponibili

L’umanita’ utilizza risorse naturali piu’ velocemente di quanto gli ecosistemi della Terra siano in grado di rigenerare: il 1 agosto 2018 secondo gli esperti del Global Footprint Network avremo consumato le risorse naturali che il nostro Pianeta e’ in grado di rigenerare in un anno. Dal 2 agosto, staremo simbolicamente erodendo il capitale (naturale) del pianeta. “In pratica e’ come se stessimo usando 1,7 Terre- sottolinea Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico Wwf Italia- Secondo i calcoli del Global Footprint Network il nostro mondo e’ andato in overshoot nel 1970 e da allora il giorno del sovrasfruttamento e’ caduto sempre piu’ presto. Il deterioramento dello stato di salute degli ecosistemi e della biodiversita’ presenti sulla Terra continua a crescere. Le ricerche piu’ autorevoli ci documentano che allo stato attuale il degrado dei suoli della Terra dovuto all’impatto umano sta esercitando un ruolo fortemente negativo sul benessere umano, in particolare per almeno 3.2 miliardi di individui, e sta contribuendo alla sesta estinzione di massa della ricchezza di biodiversita’ della Terra. La valutazione del costo complessivo di questo degrado, causato dalla perdita di biodiversita’ e dei servizi ecosistemici, viene valutato in piu’ del 10% del prodotto lordo mondiale. Al 2014 piu’ di 1.5 miliardi di ettari di ambienti naturali sono stati convertiti in aree coltivate. Oggi meno del 25% della superficie complessiva delle terre emerse del nostro pianeta sono in una situazione naturale. Secondo gli esperti si stima che, al 2050, questa quota potrebbe scendere al 10%, se non si agisce significativamente per invertire la tendenza attuale”. Nemmeno gli ecosistemi marini sono esenti dall’impatto dell’azione umana. Il recentissimo lavoro, apparso la scorsa settimana, di alcuni tra i grandi ecologi marini e biologi della conservazione di fama internazionale (Jones Kendall ed altri “The Location and Protection Status of Earth’s Diminishing Marine Wilderness” apparso sulla rivista scientifica “Current Biology”) ha cercato di individuare lo stato della naturale integrita’ degli ecosistemi marini, tenendo conto dell’analisi, anche sinergica, di 15 fattori di pressione dovuti all’intervento umano. Cosi’ in un comunicato il Wwf Italia. 

Ne risulta che, allo stato attuale, e’ possibile indicare che solo il 13.2% (che copre circa 55 milioni di kmq) di tutti gli oceani del mondo hanno una situazione di wilderness marina, e queste aree sono situate soprattutto nei mari aperti dell’emisfero meridionale e alle estreme latitudini. Wwf ricorda che l’obiettivo di evitare, ridurre e invertire l’attuale degrado di suoli mondiali e’ prioritario per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (i 17 Sustainable Development Goals, SDGs) contenuti nell’Agenda 2030 che e’ stata approvata da tutti i paesi del mondo nel settembre 2015. Gli esperti dell’Ipbes- l’organismo piu’ autorevole a livello internazionale che analizza la situazione dello stato della ricchezza della vita sulla Terra e che indica proposte concrete per invertire la rotta- lo affermano molto chiaramente: il degrado del suolo, la perdita di biodiversita’ e il cambiamento climatico costituiscono tre facce della stessa sfida che deve essere risolta con urgenza: il crescente e dannoso impatto che le nostre scelte, soprattutto dei piu’ ricchi del pianeta, esercitano sulla salute del nostro ambiente naturale. Nei prossimi trent’anni si stima che almeno 4 miliardi di persone vivranno in zone aride e i problemi del continuo degrado del suolo, con la perdita di biodiversita’ e gli effetti dei cambiamenti climatici, forzeranno a migrare una cifra molto varia, che potrebbe raggiungere fino ai 700 milioni di esseri umani. Le prospettive per le attivita’ agricole sono preoccupanti: la combinazione del degrado del suolo e del cambiamento climatico potrebbe condurre entro il 2050 da una media del 10% fino al 50%, in alcune regioni, di riduzione della produzione agricola. Tutto cio’ amplificato dalla crescita demografica: l’Africa ha oggi una popolazione umana che si aggira su 1.25 miliardi di abitanti e nel 2050 sara’ raddoppiata, secondo la variante media di crescita prevista dall’Onu, raggiungendo quindi quasi 2.5 miliardi. Il Wwf ritiene che sia urgente e necessario un piano globale per la difesa della biodiversita’ planetaria che costituisce la base fondamentale, il capitale naturale, della ricchezza e del benessere dell’umanita’ e quindi la necessaria garanzia per il futuro della nostra generazione e di quelle successive. 

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L’umanita’ utilizza risorse naturali piu’ velocemente di quanto gli ecosistemi della Terra siano in grado di rigenerare: il 1 agosto 2018 secondo gli esperti del Global Footprint Network avremo consumato le risorse naturali che il nostro Pianeta e’ in grado di rigenerare in un anno. Dal 2 agosto, staremo simbolicamente erodendo il capitale (naturale) del pianeta. “In pratica e’ come se stessimo usando 1,7 Terre- sottolinea Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico Wwf Italia- Secondo i calcoli del Global Footprint Network il nostro mondo e’ andato in overshoot nel 1970 e da allora il giorno del sovrasfruttamento e’ caduto sempre piu’ presto. Il deterioramento dello stato di salute degli ecosistemi e della biodiversita’ presenti sulla Terra continua a crescere. Le ricerche piu’ autorevoli ci documentano che allo stato attuale il degrado dei suoli della Terra dovuto all’impatto umano sta esercitando un ruolo fortemente negativo sul benessere umano, in particolare per almeno 3.2 miliardi di individui, e sta contribuendo alla sesta estinzione di massa della ricchezza di biodiversita’ della Terra. La valutazione del costo complessivo di questo degrado, causato dalla perdita di biodiversita’ e dei servizi ecosistemici, viene valutato in piu’ del 10% del prodotto lordo mondiale. Al 2014 piu’ di 1.5 miliardi di ettari di ambienti naturali sono stati convertiti in aree coltivate. Oggi meno del 25% della superficie complessiva delle terre emerse del nostro pianeta sono in una situazione naturale. Secondo gli esperti si stima che, al 2050, questa quota potrebbe scendere al 10%, se non si agisce significativamente per invertire la tendenza attuale”. Nemmeno gli ecosistemi marini sono esenti dall’impatto dell’azione umana. Il recentissimo lavoro, apparso la scorsa settimana, di alcuni tra i grandi ecologi marini e biologi della conservazione di fama internazionale (Jones Kendall ed altri “The Location and Protection Status of Earth’s Diminishing Marine Wilderness” apparso sulla rivista scientifica “Current Biology”) ha cercato di individuare lo stato della naturale integrita’ degli ecosistemi marini, tenendo conto dell’analisi, anche sinergica, di 15 fattori di pressione dovuti all’intervento umano. Cosi’ in un comunicato il Wwf Italia. 

Ne risulta che, allo stato attuale, e’ possibile indicare che solo il 13.2% (che copre circa 55 milioni di kmq) di tutti gli oceani del mondo hanno una situazione di wilderness marina, e queste aree sono situate soprattutto nei mari aperti dell’emisfero meridionale e alle estreme latitudini. Wwf ricorda che l’obiettivo di evitare, ridurre e invertire l’attuale degrado di suoli mondiali e’ prioritario per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (i 17 Sustainable Development Goals, SDGs) contenuti nell’Agenda 2030 che e’ stata approvata da tutti i paesi del mondo nel settembre 2015. Gli esperti dell’Ipbes- l’organismo piu’ autorevole a livello internazionale che analizza la situazione dello stato della ricchezza della vita sulla Terra e che indica proposte concrete per invertire la rotta- lo affermano molto chiaramente: il degrado del suolo, la perdita di biodiversita’ e il cambiamento climatico costituiscono tre facce della stessa sfida che deve essere risolta con urgenza: il crescente e dannoso impatto che le nostre scelte, soprattutto dei piu’ ricchi del pianeta, esercitano sulla salute del nostro ambiente naturale. Nei prossimi trent’anni si stima che almeno 4 miliardi di persone vivranno in zone aride e i problemi del continuo degrado del suolo, con la perdita di biodiversita’ e gli effetti dei cambiamenti climatici, forzeranno a migrare una cifra molto varia, che potrebbe raggiungere fino ai 700 milioni di esseri umani. Le prospettive per le attivita’ agricole sono preoccupanti: la combinazione del degrado del suolo e del cambiamento climatico potrebbe condurre entro il 2050 da una media del 10% fino al 50%, in alcune regioni, di riduzione della produzione agricola. Tutto cio’ amplificato dalla crescita demografica: l’Africa ha oggi una popolazione umana che si aggira su 1.25 miliardi di abitanti e nel 2050 sara’ raddoppiata, secondo la variante media di crescita prevista dall’Onu, raggiungendo quindi quasi 2.5 miliardi. Il Wwf ritiene che sia urgente e necessario un piano globale per la difesa della biodiversita’ planetaria che costituisce la base fondamentale, il capitale naturale, della ricchezza e del benessere dell’umanita’ e quindi la necessaria garanzia per il futuro della nostra generazione e di quelle successive. 

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