Alfie, 23 mesi, ha una rara malattia degenerativa del cervello non diagnosticata con precisione, e si trova in uno stato definito semi-vegetativo dal dicembre 2016, a causa di un attacco epilettico. Lunedì scorso, in seguito alla decisione della Corte europea dei diritti umani, che ha respinto il ricorso dei genitori, il bambino è stato privato dei macchinari per la ventilazione, ma inaspettatamente ha continuato a respirare da solo. Nelle stesse ore, nel tentativo di agevolare un suo immediato trasferimento all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesu’ di Roma, il ministro degli Esteri Angelino Alfano e quello dell’Interno Marco Minniti hanno annunciato di avergli concesso la cittadinanza italiana. Ma l’ultimo, disperato appello dei genitori (in foto) non è stato accolto.
LA SENTENZA DELL’ALTA CORTE
Tom Evans e Kate James, entrambi ventenni di Liverpool, chiedevano di revocare il divieto che impedisce il trasferimento di Alfie dall’ospedale Alder Hey della città inglese. I giudici, finora, sono stati concordi con i medici nel ritenere che un ulteriore trattamento sarebbe inutile e che per lui non ci possano essere speranze di miglioramento. I genitori sostengono che il loro figlio non provi dolore o sofferenza, ma hanno perso tutte le cause presso l’Alta Corte di giustizia britannica, la Corte d’appello, la Corte suprema e la Corte europea dei diritti umani.
Anche l’ultima sentenza, quella di ieri pomeriggio, non ha smentito le precedenti: da parte del giudice Hayden non c’è stata nessuna apertura rispetto a un suo trasferimento in Italia. Ha però chiesto ai medici dell’ospedale di Liverpool di valutare se consentire che Alfie venga riportato a casa dal padre e dalla madre. Il giudice ha inoltre criticato alcune persone vicine ai genitori accusandole di alimentare “false speranze”. Dai medici dell’ospedale c’è cautela: “Ci vorranno almeno 3-5 giorni per decidere, comunque al momento è impossibile trasferirlo per l’ostilità dei manifestanti che protestano dinanzi all’ospedale”.
LE PAROLE DEL PADRE E DEI SOSTENITORI
Ieri mattina il padre di Alfie, all’entrata dell’ospedale di Liverpool, ha detto ai giornalisti che suo figlio aveva respirato senza assistenza per nove ore. Ha raccontato che pochi minuti dopo la rimozione del macchinario, è diventato evidente che il bambino stava respirando da solo, anche se i medici sono intervenuti nuovamente dopo che il padre ha chiesto il loro aiuto. “Dicono che Alfie sta soffrendo. Beh, guardatelo ora: non è attaccato al ventilatore, eppure non soffre”. A Tom Evans è stato chiesto in che modo i medici fossero intervenuti. “Lo hanno lasciato per ore senza cibo, acqua e ossigeno”, ha risposto. “Ora è sotto ossigeno: il suo respiro non cambia, ma sta ossigenando il suo corpo. Sta facendo del suo meglio, ma abbiamo bisogno che sia supportato. Il fatto che abbia respirato da solo per nove ore era totalmente inaspettato: i medici erano esterrefatti”.
Roger Kiska, un avvocato del gruppo Christian Concern che sta sostenendo i genitori di Alfie, ha dichiarato al Guardian che un trasporto medico sarebbe stato già disponibile per portare Alfie in Italia. “È tutto pronto. Non abbiamo dubbi che sopravvivrebbe al viaggio. Avrebbe un trattamento completo, l’ossigeno e tutto il resto, fino all’arrivo in Italia: è nel suo interesse ottenere un trattamento in un ospedale all’estero”. Kiska ha confermato che quello di ieri era l’ultimo tentativo legale dei genitori in seguito alla “miracolosa sopravvivenza” del figlio durante la notte. “Poi i medici sono stati costretti moralmente a fornirgli acqua e ossigeno. Chiaramente, l’ospedale e la Corte credevano che, rimuovendo la ventilazione, sarebbe morto entro pochi minuti, ma questo si è rivelato falso”, ha detto Kiska.
L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO
La storia di Alfie ricorda quella di Charlie Gard, il neonato inglese affetto da una malattia mitocondriale e morto a meno di un anno dopo una lunga battaglia legale da parte dei genitori per tenerlo in vita. Anche Papa Francesco, ieri sera, è intervenuto sulla vicenda. Il Pontefice, che la settimana scorsa ha ricevuto il padre del piccolo e ha chiesto all’ospedale Bambino Gesu’ di fare il possibile e l’impossibile per portare il bimbo in Vaticano, ha scritto in un tweet: “Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento”.
L’OFFERTA ITALIANA, ORMAI INUTILE
“L’équipe del Bambino Gesu’ è allertata e pronta a partire in pochi minuti”, aveva dichiarato ieri la presidente dell’ospedale pediatrico della Santa Sede, Mariella Enoc. “Il ministro Pinotti si sta attivando per mettere a disposizione l’aereo. La situazione va risolta in pochi minuti”, ha aggiunto. Anche l’ospedale pediatrico di Genova “Giannina Gaslini” aveva dato la sua disponibilità ad accogliere Alfie: “Se c’è un bambino malato il Gaslini c’è sempre, ma la decisione di un eventuale trasferimento del piccolo non spetta a noi”, ha dichiarato il direttore sanitario Silvio Del Buono. “Siamo umanamente coinvolti, quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, mettendo anche a disposizione le nostre strutture”, ha detto il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Ma con la decisione del giudice Hayden tutti questi sforzi si sono rivelati inutili.
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