martedì, 15 Ottobre , 24

Virus Dengue si trasmette anche per via sessuale

Il virus Dengue si trasmette anche per via sessuale. Uno studio dell’Istituto per la malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” ha rilevato la presenza del virus nel liquido seminale di in un italiano guarito da una recente infezione e appena rientrato da un viaggio in Thailandia. Inoltre lo studio, appena pubblicato da Eurosurveillance, dimostra che il virus persiste in attiva replicazione nel liquido seminale ed in particolare nella sua frazione cellulare fino a 37 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi. I test sono stati eseguiti presso il laboratorio di virologia dell’Istituto Spallanzani mediante tecniche di biologia molecolare (RT-PCR) su un uomo di 50 anni che nel gennaio 2018 e’ tornato dalla Thailandia in Italia dopo 9 giorni dalla diagnosi di infezione da virus Dengue. I sintomi che lo avevano allarmato erano di stato febbrile associato ad astenia e artralgia per 8 giorni. Il virus Dengue e’ normalmente trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, e non e’ stata mai dimostrata la trasmissione sessuale dell’infezione. Nello scorso 2016 un altro virus della stessa famiglia, il virus Zika, ha suscitato la curiosita’ del mondo scientifico per la sua capacita’ di trasmissione per via sessuale oltre che attraverso la puntura della zanzara. Per questo studio, campioni di siero, urine, e sperma sono stati raccolti in modo prospettico al fine di rilevare la presenza del virus Dengue in tali fluidi biologici: il test molecolare a 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi e’ risultato positivo su siero, urina e liquido seminale. Successivi test molecolari eseguiti su campioni raccolti a 24 e 37 giorni dall’inizio sintomi sono risultati positivi solo nel liquido seminale con viremia e viruria negative. Inoltre, grazie a tecniche molecolari messe a punto nei laboratori di Virologia dell’INMI, e’ stato possibile rilevare nelle cellule del liquido seminale la presenza di intermedi di replicazione dell’RNA del virus Dengue, evidenziando la possibilita’ di questo virus di moltiplicarsi nella frazione cellulare di tale fluido biologico.

I risultati di questo studio, condotto dalla dottoressa Eleonora Lalle e collaboratori, del gruppo della dottoressa Concetta Castilletti, in collaborazione con lo staff medico guidato dal dottor Emanuele Nicastri, confermano che il virus Dengue puo’ persistere e replicare nel liquido seminale, evidenziando implicazioni per una potenziale trasmissione sessuale e per le eventuali misure di sorveglianza da adottare in paesi, quali l’Italia, in cui l’infezione non e’ endemica. Altri studi saranno necessari per approfondire questo scenario, considerando che in Europa nel 2016 sono stati confermati circa 2600 casi di febbre da virus Dengue in viaggiatori di ritorno da paesi ad alto tasso di trasmissione vettoriale. “L’INMI Spallanzani e’ impegnato a studiare patogenesi, virologia ed epidemiologia dei virus emergenti come il Chikungunya, il Dengue ed il virus Zika, oltre che alla cura delle persone colpite. Ci sforziamo di comprendere per quanto tempo i pazienti rimangono positivi al virus dopo il loro recupero e quali potrebbero essere le conseguenti implicazioni sulla salute pubblica”, sottolinea Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’Istituto. “E’ molto lodevole il contributo che i pazienti garantiscono ai nostri studi aiutandoci ad approfondire per quanto tempo il virus puo’ persistere nei fluidi biologici.” “Sono molto soddisfatta di tali risultati positivi ottenuti dall’Istituto e dal contributo che costantemente offriamo alla comunita’ scientifica”, ha commentato Marta Branca, Direttore Generale dell’Istituto.

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Il virus Dengue si trasmette anche per via sessuale. Uno studio dell’Istituto per la malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” ha rilevato la presenza del virus nel liquido seminale di in un italiano guarito da una recente infezione e appena rientrato da un viaggio in Thailandia. Inoltre lo studio, appena pubblicato da Eurosurveillance, dimostra che il virus persiste in attiva replicazione nel liquido seminale ed in particolare nella sua frazione cellulare fino a 37 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi. I test sono stati eseguiti presso il laboratorio di virologia dell’Istituto Spallanzani mediante tecniche di biologia molecolare (RT-PCR) su un uomo di 50 anni che nel gennaio 2018 e’ tornato dalla Thailandia in Italia dopo 9 giorni dalla diagnosi di infezione da virus Dengue. I sintomi che lo avevano allarmato erano di stato febbrile associato ad astenia e artralgia per 8 giorni. Il virus Dengue e’ normalmente trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, e non e’ stata mai dimostrata la trasmissione sessuale dell’infezione. Nello scorso 2016 un altro virus della stessa famiglia, il virus Zika, ha suscitato la curiosita’ del mondo scientifico per la sua capacita’ di trasmissione per via sessuale oltre che attraverso la puntura della zanzara. Per questo studio, campioni di siero, urine, e sperma sono stati raccolti in modo prospettico al fine di rilevare la presenza del virus Dengue in tali fluidi biologici: il test molecolare a 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi e’ risultato positivo su siero, urina e liquido seminale. Successivi test molecolari eseguiti su campioni raccolti a 24 e 37 giorni dall’inizio sintomi sono risultati positivi solo nel liquido seminale con viremia e viruria negative. Inoltre, grazie a tecniche molecolari messe a punto nei laboratori di Virologia dell’INMI, e’ stato possibile rilevare nelle cellule del liquido seminale la presenza di intermedi di replicazione dell’RNA del virus Dengue, evidenziando la possibilita’ di questo virus di moltiplicarsi nella frazione cellulare di tale fluido biologico.

I risultati di questo studio, condotto dalla dottoressa Eleonora Lalle e collaboratori, del gruppo della dottoressa Concetta Castilletti, in collaborazione con lo staff medico guidato dal dottor Emanuele Nicastri, confermano che il virus Dengue puo’ persistere e replicare nel liquido seminale, evidenziando implicazioni per una potenziale trasmissione sessuale e per le eventuali misure di sorveglianza da adottare in paesi, quali l’Italia, in cui l’infezione non e’ endemica. Altri studi saranno necessari per approfondire questo scenario, considerando che in Europa nel 2016 sono stati confermati circa 2600 casi di febbre da virus Dengue in viaggiatori di ritorno da paesi ad alto tasso di trasmissione vettoriale. “L’INMI Spallanzani e’ impegnato a studiare patogenesi, virologia ed epidemiologia dei virus emergenti come il Chikungunya, il Dengue ed il virus Zika, oltre che alla cura delle persone colpite. Ci sforziamo di comprendere per quanto tempo i pazienti rimangono positivi al virus dopo il loro recupero e quali potrebbero essere le conseguenti implicazioni sulla salute pubblica”, sottolinea Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’Istituto. “E’ molto lodevole il contributo che i pazienti garantiscono ai nostri studi aiutandoci ad approfondire per quanto tempo il virus puo’ persistere nei fluidi biologici.” “Sono molto soddisfatta di tali risultati positivi ottenuti dall’Istituto e dal contributo che costantemente offriamo alla comunita’ scientifica”, ha commentato Marta Branca, Direttore Generale dell’Istituto.

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