Se fossero candeline, la torta su cui sistemarle dovrebbe essere davvero grossa: 2200 sono infatti gli interventi urologici effettuati da quel 27 novembre 2012 quando al Pascale veniva operato il primo paziente con il robot da Vinci. A dieci anni da quel giorno quel paziente non solo sta bene, ma l’Istituto dei tumori di Napoli si è attestato tra le primissime strutture in Italia in termini di ampiezza dell’offerta assistenziale grazie a tecnologie sempre più avanzate e a performance in termini di tempistiche operatorie: meno di 40 minuti di console nell’ultima procedura, che suonano incredibili ricordando quella prima procedura di 10 anni fa durata oltre 6 ore ed ancora di maggiore peso in virtù del fatto che la media riportata degli operatori di chirurgia robotica per le stesse procedure a livello europeo è di circa 144 minuti.
Numeri da record si diceva, oltre 2200 interventi di cui, dividendo la torta delle percentuali: il 40 per cento della casistica operatoria è relativa alla chirurgia renale conservativa, il 44 per cento relativa alla prostectomia radicale robot assistita, il 14 per cento alla cistectomia radicale, il 2 per cento alla linfoadenectomia retroperitoneale. “Sono numeri importanti – dice Sisto Perdonà, direttore del dipartimento di Urologia del Pascale – se consideriamo che negli anni c’è stata una importante crescita su tutti i versanti nell’offerta assistenziale al paziente oncologico; crescita in termini di innovazione tecnologica – in primis quella della chirurgia robotica che va a braccetto con l’upgrading tecnologico degli innumerevoli dispositivi acquisti che ha portato attualmente a poter disporre di due sistemi robotici per la chirurgia minivasiva; crescita in termini di performance chirurgica tale da portare i risultati tecnici, funzionali e oncologici in risalto tra i migliori a livello europeo e mondiale; crescita in termini di risultati oncologici e funzionali; crescita in termini di offerta assistenziale”.
E proprio a proposito dell’offerta assistenziale negli ultimi due anni, afferente all’Unità di chirurgia urologica sono stati attivati il percorso andrologico, che accoglie ed accompagna il paziente al fine di ottenere il pieno recupero della propria qualità di vita contro la malattia intesa a 360 gradi, il percorso psicologico per i pazienti oncologici ed andrologici in attesa di interventi delicati come il posizionamento di protesi peniena affetti da disfunzione erettile di causa oncologica, il percorso di nutrizione specializzata ed individualizzata, il percorso per la diagnosi precoce del tumore della prostata di alta specialità grazie alla acquisizione del sistema di biopsia fusion che consente di ottimizzare in modo significativo la precisione e la accuratezza diagnostica. “Possiamo dire, di fatto – dice il direttore generale del polo oncologico, Attilio Bianchi – che il Pascale rappresenta oggi una delle principali realtà sul territorio che ha consentito una netta inversione di quelli che una volta erano considerati i cosiddetti viaggi della speranza verso l’estero o altri centri del nord. Questa esperienza dimostra, inoltre, come oggi l’eccellenza sia sempre di più un gioco di squadra che si ottiene solo grazie all’interazione competente e generosa di chirurghi, anestesisti, clinici, infermieri, personale sanitario specializzato, ma anche ingegneri, manager e funzionari che a tutti i livelli si sono fortemente impegnati per il successo di questa impresa di sistema”.
Urologia Pascale, 2200 operazioni in 10 anni di robotica
Se fossero candeline, la torta su cui sistemarle dovrebbe essere davvero grossa: 2200 sono infatti gli interventi urologici effettuati da quel 27 novembre 2012 quando al Pascale veniva operato il primo paziente con il robot da Vinci. A dieci anni da quel giorno quel paziente non solo sta bene, ma l’Istituto dei tumori di Napoli si è attestato tra le primissime strutture in Italia in termini di ampiezza dell’offerta assistenziale grazie a tecnologie sempre più avanzate e a performance in termini di tempistiche operatorie: meno di 40 minuti di console nell’ultima procedura, che suonano incredibili ricordando quella prima procedura di 10 anni fa durata oltre 6 ore ed ancora di maggiore peso in virtù del fatto che la media riportata degli operatori di chirurgia robotica per le stesse procedure a livello europeo è di circa 144 minuti.
Numeri da record si diceva, oltre 2200 interventi di cui, dividendo la torta delle percentuali: il 40 per cento della casistica operatoria è relativa alla chirurgia renale conservativa, il 44 per cento relativa alla prostectomia radicale robot assistita, il 14 per cento alla cistectomia radicale, il 2 per cento alla linfoadenectomia retroperitoneale. “Sono numeri importanti – dice Sisto Perdonà, direttore del dipartimento di Urologia del Pascale – se consideriamo che negli anni c’è stata una importante crescita su tutti i versanti nell’offerta assistenziale al paziente oncologico; crescita in termini di innovazione tecnologica – in primis quella della chirurgia robotica che va a braccetto con l’upgrading tecnologico degli innumerevoli dispositivi acquisti che ha portato attualmente a poter disporre di due sistemi robotici per la chirurgia minivasiva; crescita in termini di performance chirurgica tale da portare i risultati tecnici, funzionali e oncologici in risalto tra i migliori a livello europeo e mondiale; crescita in termini di risultati oncologici e funzionali; crescita in termini di offerta assistenziale”.
E proprio a proposito dell’offerta assistenziale negli ultimi due anni, afferente all’Unità di chirurgia urologica sono stati attivati il percorso andrologico, che accoglie ed accompagna il paziente al fine di ottenere il pieno recupero della propria qualità di vita contro la malattia intesa a 360 gradi, il percorso psicologico per i pazienti oncologici ed andrologici in attesa di interventi delicati come il posizionamento di protesi peniena affetti da disfunzione erettile di causa oncologica, il percorso di nutrizione specializzata ed individualizzata, il percorso per la diagnosi precoce del tumore della prostata di alta specialità grazie alla acquisizione del sistema di biopsia fusion che consente di ottimizzare in modo significativo la precisione e la accuratezza diagnostica. “Possiamo dire, di fatto – dice il direttore generale del polo oncologico, Attilio Bianchi – che il Pascale rappresenta oggi una delle principali realtà sul territorio che ha consentito una netta inversione di quelli che una volta erano considerati i cosiddetti viaggi della speranza verso l’estero o altri centri del nord. Questa esperienza dimostra, inoltre, come oggi l’eccellenza sia sempre di più un gioco di squadra che si ottiene solo grazie all’interazione competente e generosa di chirurghi, anestesisti, clinici, infermieri, personale sanitario specializzato, ma anche ingegneri, manager e funzionari che a tutti i livelli si sono fortemente impegnati per il successo di questa impresa di sistema”.