“Si stima che circa il 7-8% dei tumori femminili della mammella e circa il 10% di quelli dell’ovaio presentino una situazione di predisposizione ereditaria, ma dagli ultimi dati emerge che le forme di carcinoma ovarico correlate ai geni Brca 1-2 siano stimate intorno al 30% – ricordano gli esperti del Gemelli – Pur rappresentando una minore percentuale di tutte le forme tumorali che interessano questi organi, si tratta tuttavia di patologie oncologiche che hanno un enorme impatto clinico e sociale”.
Secondo gli organizzatori “la gestione della donna ad alto rischio genetico rimane infatti ancora controversa e difficile, richiedendo un complesso percorso multidisciplinare. Inoltre – aggiungono – la presenza della mutazione implica non solo specifici programmi di prevenzione ma, con lo sviluppo di farmaci a target molecolare specifico, come gli inibitori di Parp, orienta verso la scelta di terapie mirate, per le pazienti affette da carcinoma ovarico e portatrici della mutazione”.
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