martedì, 15 Ottobre , 24

Tumori colon-retto, progetto Airc per immunoterapia con chemio apripista

Un ‘fuoco incrociato’ di chemio e immunoterapia per colpire (con la prima) e affondare (con la seconda) il cancro al colon-retto, il tumore big killer più cattivo dopo quello al polmone. Mettere a punto un nuovo protocollo di cura che utilizzi i due approcci in sequenza è l’obiettivo di un progetto che vede in campo il Cancer Center dell’ospedale Niguarda di Milano e l’Istituto Candiolo di Torino in qualità di capofila: uno dei 6 finanziati dall’Airc attraverso il nuovo Programma speciale 5×1000 dedicato alla lotta contro le metastasi, responsabili del 90% delle morti oncologiche. Un impegno del valore di oltre 14 milioni di euro l’anno per 7 anni.

Il tumore al colon-retto, abbastanza raro prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 – spiegano gli esperti del Niguarda Cancer Center – In Italia, si stima che colpisca circa 40 mila donne e 70 mila uomini ogni anno. Purtroppo, però, oggi circa il 40% dei pazienti arriva alla diagnosi quando la malattia è già in metastasi. “Cercare di offrire risposte e risultati concreti a questi malati” è lo scopo del nuovo progetto sull’asse Piemonte-Lombardia. Grazie ai fondi dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, ricercatori e clinici dei due centri che collaborano da più di 10 anni intendono quindi mettere a punto “un innovativo protocollo di cura basato sull’utilizzo combinato di chemioterapia e immunoterapia”.

“Stiamo già lavorando al protocollo ‘Arethusa’ per il carcinoma del colon-retto in fase metastatica – sottolinea Salvatore Siena, direttore del Dipartimento di ematologia e oncologia del Niguarda Cancer Center e professore di Oncologia medica all’università degli Studi di Milano – Attualmente l’immunoterapia è utilizzata con successo solo nel 5% dei pazienti con questo tipo di tumore. Ma i dati pre-clinici emersi ci fanno ipotizzare che la percentuale può salire se l’immunoterapia è preceduta dalla chemioterapia. In questo modo, infatti, si aumenta la disponibilità degli antigeni che fanno da bersaglio al trattamento immunoterapico. In pratica – chiarisce l’oncologo – il nostro obiettivo è quello di mettere a punto un protocollo costruito in modo che la chemioterapia faccia da apripista e tiri ‘la volata’ all’immunoterapia, aumentandone l’efficacia”.

Da diversi anni – ricordano da Niguarda – il campo delle cure oncologiche guarda sempre con più attenzione alla possibilità di utilizzare proprio il sistema immunitario come ‘killer’ per le cellule tumorali. A differenza delle altre terapie, come la chemioterapia o i farmaci a bersaglio molecolare, i trattamenti immuno-oncologici non hanno come obiettivo il tumore in sé, bensì il sistema immunitario dell’individuo, affinché sia questo a riconoscere e attaccare in modo selettivo le cellule neoplastiche.

Inoltre queste terapie stimolano il sistema immunitario a ‘ricordarsi delle cellule tumorali’, permettendogli così di adattarsi al tumore nel tempo e garantendo una risposta immunitaria costante e a lungo termine.

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Il tumore al colon-retto, abbastanza raro prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 – spiegano gli esperti del Niguarda Cancer Center – In Italia, si stima che colpisca circa 40 mila donne e 70 mila uomini ogni anno. Purtroppo, però, oggi circa il 40% dei pazienti arriva alla diagnosi quando la malattia è già in metastasi. “Cercare di offrire risposte e risultati concreti a questi malati” è lo scopo del nuovo progetto sull’asse Piemonte-Lombardia. Grazie ai fondi dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, ricercatori e clinici dei due centri che collaborano da più di 10 anni intendono quindi mettere a punto “un innovativo protocollo di cura basato sull’utilizzo combinato di chemioterapia e immunoterapia”.

“Stiamo già lavorando al protocollo ‘Arethusa’ per il carcinoma del colon-retto in fase metastatica – sottolinea Salvatore Siena, direttore del Dipartimento di ematologia e oncologia del Niguarda Cancer Center e professore di Oncologia medica all’università degli Studi di Milano – Attualmente l’immunoterapia è utilizzata con successo solo nel 5% dei pazienti con questo tipo di tumore. Ma i dati pre-clinici emersi ci fanno ipotizzare che la percentuale può salire se l’immunoterapia è preceduta dalla chemioterapia. In questo modo, infatti, si aumenta la disponibilità degli antigeni che fanno da bersaglio al trattamento immunoterapico. In pratica – chiarisce l’oncologo – il nostro obiettivo è quello di mettere a punto un protocollo costruito in modo che la chemioterapia faccia da apripista e tiri ‘la volata’ all’immunoterapia, aumentandone l’efficacia”.

Da diversi anni – ricordano da Niguarda – il campo delle cure oncologiche guarda sempre con più attenzione alla possibilità di utilizzare proprio il sistema immunitario come ‘killer’ per le cellule tumorali. A differenza delle altre terapie, come la chemioterapia o i farmaci a bersaglio molecolare, i trattamenti immuno-oncologici non hanno come obiettivo il tumore in sé, bensì il sistema immunitario dell’individuo, affinché sia questo a riconoscere e attaccare in modo selettivo le cellule neoplastiche.

Inoltre queste terapie stimolano il sistema immunitario a ‘ricordarsi delle cellule tumorali’, permettendogli così di adattarsi al tumore nel tempo e garantendo una risposta immunitaria costante e a lungo termine.

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