lunedì, 14 Ottobre , 24

Sede Ema- Amsterdam non ancora pronta, Milano torna alla carica

Il sospetto che Amsterdam non fosse pronta ad ospitare l’agenzia europea del farmaco Ema, dopo averla strappata a Milano per un soffio, e’ ora una certezza: l’edificio ancora non c’e’, e il trasferimento di tutto il personale e le attivita’ da Londra e’ destinato a subire ritardi e costi supplementari. L’allarme arriva direttamente dal direttore esecutivo dell’Ema, Guido Rasi, e riapre la polemica: il governo italiano si dice pronto al ricorso, e la presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il sindaco Beppe Sala tornano alla carica riproponendo Milano. Alla luce di quanto sta emergendo sull’assegnazione ad Amsterdam della sede Ema, fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il governo intraprendera’ ogni opportuna iniziativa presso la commissione europea e le istituzioni comunitarie competenti affinche’, anche a seguito di quanto dichiarato dal direttore dell’Agenzia, venga valutata la possibile riconsiderazione della decisione che vide Milano battuta al sorteggio finale. In una conferenza stampa assieme alle autorita’ olandesi, Rasi ha infatti portato allo scoperto la situazione: il nuovo palazzo dell’Ema non e’ ancora pronto, e la soluzione transitoria proposta dagli olandesi “non e’ ottimale”, perche’ “dimezza” lo spazio della sede di Londra. Il che aggiunge “strati di complessita’” al trasferimento e allunghera’ i tempi per tornare a funzionare regolarmente. L’Ema dovra’ essere operativa ad Amsterdam dal primo giorno della Brexit, cioe’ il 30 marzo 2019, ma “il palazzo finale non sara’ pronto per allora e quindi dovremo andare in una sede temporanea nella citta’”, spiega Rasi. “Questo doppio trasferimento ci costringera’ a investire piu’ risorse, e prolunghera’ il ‘piano di continuita”, ovvero impiegheremo di piu’ per tornare alle operazioni normali”, ha aggiunto. Nelle ultime settimane Rasi ha discusso con le autorita’ olandesi del palazzo temporaneo, bocciando le proposte iniziali. Gli olandesi hanno quindi dovuto cercare un’altra soluzione, che pero’ “non e’ quella ottimale”. Perche’ “abbiamo solo meta’ dello spazio rispetto ai locali di Londra”. Ma siccome il tempo stringe, “anche se questi edifici non sono ideali, sono la migliore opzione in base alle attuali costrizioni temporali”. “Milano era pronta e operativa, sarebbe stato meglio decidere su elementi tecnici senza affidarsi alla sorte. Dobbiamo porre la questione in Commissione Europea”, ha scritto in un tweet la Lorenzin. Anche Maroni si fa sentire: “Ma come, Amsterdam non e’ pronta? Ci hanno presi in giro? sulla salute dei cittadini non si puo’ scherzare. Cara commissione Ue, riporta Ema a Milano, subito: il Pirellone e’ pronto e disponibile”. E il sindaco Sala ha annunciato di essere in contatto con il Presidente Gentiloni “per valutare tutte le possibili iniziative”. Lo spazio di manovra e’ molto stretto, ma una possibilita’, almeno sul piano della discussione politica, potrebbe venire dal Parlamento Ue. “Se non fosse d’accordo con il Consiglio” sulla sede – ha detto il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi – “allora si aprirebbe una discussione fra le due istituzioni”.

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Il sospetto che Amsterdam non fosse pronta ad ospitare l’agenzia europea del farmaco Ema, dopo averla strappata a Milano per un soffio, e’ ora una certezza: l’edificio ancora non c’e’, e il trasferimento di tutto il personale e le attivita’ da Londra e’ destinato a subire ritardi e costi supplementari. L’allarme arriva direttamente dal direttore esecutivo dell’Ema, Guido Rasi, e riapre la polemica: il governo italiano si dice pronto al ricorso, e la presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il sindaco Beppe Sala tornano alla carica riproponendo Milano. Alla luce di quanto sta emergendo sull’assegnazione ad Amsterdam della sede Ema, fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il governo intraprendera’ ogni opportuna iniziativa presso la commissione europea e le istituzioni comunitarie competenti affinche’, anche a seguito di quanto dichiarato dal direttore dell’Agenzia, venga valutata la possibile riconsiderazione della decisione che vide Milano battuta al sorteggio finale. In una conferenza stampa assieme alle autorita’ olandesi, Rasi ha infatti portato allo scoperto la situazione: il nuovo palazzo dell’Ema non e’ ancora pronto, e la soluzione transitoria proposta dagli olandesi “non e’ ottimale”, perche’ “dimezza” lo spazio della sede di Londra. Il che aggiunge “strati di complessita’” al trasferimento e allunghera’ i tempi per tornare a funzionare regolarmente. L’Ema dovra’ essere operativa ad Amsterdam dal primo giorno della Brexit, cioe’ il 30 marzo 2019, ma “il palazzo finale non sara’ pronto per allora e quindi dovremo andare in una sede temporanea nella citta’”, spiega Rasi. “Questo doppio trasferimento ci costringera’ a investire piu’ risorse, e prolunghera’ il ‘piano di continuita”, ovvero impiegheremo di piu’ per tornare alle operazioni normali”, ha aggiunto. Nelle ultime settimane Rasi ha discusso con le autorita’ olandesi del palazzo temporaneo, bocciando le proposte iniziali. Gli olandesi hanno quindi dovuto cercare un’altra soluzione, che pero’ “non e’ quella ottimale”. Perche’ “abbiamo solo meta’ dello spazio rispetto ai locali di Londra”. Ma siccome il tempo stringe, “anche se questi edifici non sono ideali, sono la migliore opzione in base alle attuali costrizioni temporali”. “Milano era pronta e operativa, sarebbe stato meglio decidere su elementi tecnici senza affidarsi alla sorte. Dobbiamo porre la questione in Commissione Europea”, ha scritto in un tweet la Lorenzin. Anche Maroni si fa sentire: “Ma come, Amsterdam non e’ pronta? Ci hanno presi in giro? sulla salute dei cittadini non si puo’ scherzare. Cara commissione Ue, riporta Ema a Milano, subito: il Pirellone e’ pronto e disponibile”. E il sindaco Sala ha annunciato di essere in contatto con il Presidente Gentiloni “per valutare tutte le possibili iniziative”. Lo spazio di manovra e’ molto stretto, ma una possibilita’, almeno sul piano della discussione politica, potrebbe venire dal Parlamento Ue. “Se non fosse d’accordo con il Consiglio” sulla sede – ha detto il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi – “allora si aprirebbe una discussione fra le due istituzioni”.

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