martedì, 15 Ottobre , 24

Nati centinaia di bimbi sani da embrioni “malati”

Una ricerca iniziata solo pochi anni fa e’ diventata un punto di riferimento mondiale per i centri di fecondazione. La scoperta, tutta italiana, che le cellule malate degli embrioni sanno correggere da soli i propri errori e dar vita a bambini sani, a patto pero’ che siano geneticamente sani ha avuto grande eco sul New England Journal of Medicine, soprattutto perche’ ha portato alla nascita di otto bambini sani su venti trasferimenti. Era il 2014 e da allora sono stati fatti nascere centinaia di bambini, che fino a poco tempo fa sarebbero stati solo embrioni congelati e soprattutto considerati inadatti e quindi abbandonati. “Non sono gli embrioni morfologicamente normali che s’impiantano nell’utero materno, come una volta si riteneva, ma quelli geneticamente sani. Significa che tramite la diagnosi genetica preimpianto e’ possibile capire quali siano gli embrioni con un corredo cromosomico corretto e, se anche ci sono alterazioni morfologiche, sanno comunque risolverli da soli”, ha spiegato Ermanno Greco, direttore scientifico del Centro di Medicina della Riproduzione dell’European Hospital di Roma che, in collaborazione con il GENOMA Group Molecular Genetics Laboratories, ha pubblicato lo studio sul New England Journal of Medicine e ora su Fertility and Sterility. “Abbiamo concentrato le nostre ricerche – ha continuato Greco – sui cosiddetti embrioni ‘a mosaico’, cioe’ composti da cellule sane e cellule malate, che pero’ possono dar vita a bambini perfettamente sani. Si raggiunge, infatti, il 60/70 per cento di successo con la fecondazione in vitro rispetto al 25/30 per cento di un tempo e soprattutto di proteggere la donna sia da feti anomali sia dalle gravidanze multiple. Quindi gli embrioni con mosaicismo ma pochi problemi genetici riescono a dare piu’ del doppio di gravidanze normali e quasi il triplo di tassi di natalita’ rispetto a quelli con alterazioni cromosomiche piu’ gravi”.
 La diagnosi genetica preimpianto e’ una vera e propria analisi cromosomica dell’embrione, che si rende necessaria soprattutto quando aumentano i rischi come nel caso di eta’ materna avanzata, un fenomeno ora molto frequente, ripetuti fallimenti della fecondazione in vitro, abortivita’. Questi embrioni fino ad oggi venivano distrutti nei Paesi dove la legge lo consente, perche’ nessuno ne aveva scoperto le potenzialita’ di vita. Ma ormai tutti centri piu’ prestigiosi al mondo stanno seguendo le indicazioni di questa ricerca italiana e cosi’ sono centinaia i bambini nati dopo il trasferimento di embrioni a mosaico. “La nostra ricerca, validata da pubblicazioni su riviste ad altissimo ‘impact factor’, ha avuto piu’ scalpore all’estero che in Italia, dove la tutela della potenziale vita embrionaria e’ sancita da una legge”, ha detto Greco. “Abbiamo attualmente moltissimi embrioni malati per patologie genetiche crioconservati inutilmente, cioe’ letteralmente abbandonati in fusti sottozero, e se non si da’ la possibilita’ di sperimentare terapie geniche o cellulari sull’embrione (vedi tecnica CRISPR di editing del DNA), aumentera’ – ha aggiunto – il ‘gap’ nella ricerca tra l’Italia e i molti Paesi dove c’e’ piu’ liberta’. Questo significa, infatti, costringere a emigrare non solo le coppie ma anche i ricercatori, che portano la propria eccellente capacita’ e conoscenza all’estero e difficilmente torneranno nella penisola a lavorare”. 

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Una ricerca iniziata solo pochi anni fa e’ diventata un punto di riferimento mondiale per i centri di fecondazione. La scoperta, tutta italiana, che le cellule malate degli embrioni sanno correggere da soli i propri errori e dar vita a bambini sani, a patto pero’ che siano geneticamente sani ha avuto grande eco sul New England Journal of Medicine, soprattutto perche’ ha portato alla nascita di otto bambini sani su venti trasferimenti. Era il 2014 e da allora sono stati fatti nascere centinaia di bambini, che fino a poco tempo fa sarebbero stati solo embrioni congelati e soprattutto considerati inadatti e quindi abbandonati. “Non sono gli embrioni morfologicamente normali che s’impiantano nell’utero materno, come una volta si riteneva, ma quelli geneticamente sani. Significa che tramite la diagnosi genetica preimpianto e’ possibile capire quali siano gli embrioni con un corredo cromosomico corretto e, se anche ci sono alterazioni morfologiche, sanno comunque risolverli da soli”, ha spiegato Ermanno Greco, direttore scientifico del Centro di Medicina della Riproduzione dell’European Hospital di Roma che, in collaborazione con il GENOMA Group Molecular Genetics Laboratories, ha pubblicato lo studio sul New England Journal of Medicine e ora su Fertility and Sterility. “Abbiamo concentrato le nostre ricerche – ha continuato Greco – sui cosiddetti embrioni ‘a mosaico’, cioe’ composti da cellule sane e cellule malate, che pero’ possono dar vita a bambini perfettamente sani. Si raggiunge, infatti, il 60/70 per cento di successo con la fecondazione in vitro rispetto al 25/30 per cento di un tempo e soprattutto di proteggere la donna sia da feti anomali sia dalle gravidanze multiple. Quindi gli embrioni con mosaicismo ma pochi problemi genetici riescono a dare piu’ del doppio di gravidanze normali e quasi il triplo di tassi di natalita’ rispetto a quelli con alterazioni cromosomiche piu’ gravi”.
 La diagnosi genetica preimpianto e’ una vera e propria analisi cromosomica dell’embrione, che si rende necessaria soprattutto quando aumentano i rischi come nel caso di eta’ materna avanzata, un fenomeno ora molto frequente, ripetuti fallimenti della fecondazione in vitro, abortivita’. Questi embrioni fino ad oggi venivano distrutti nei Paesi dove la legge lo consente, perche’ nessuno ne aveva scoperto le potenzialita’ di vita. Ma ormai tutti centri piu’ prestigiosi al mondo stanno seguendo le indicazioni di questa ricerca italiana e cosi’ sono centinaia i bambini nati dopo il trasferimento di embrioni a mosaico. “La nostra ricerca, validata da pubblicazioni su riviste ad altissimo ‘impact factor’, ha avuto piu’ scalpore all’estero che in Italia, dove la tutela della potenziale vita embrionaria e’ sancita da una legge”, ha detto Greco. “Abbiamo attualmente moltissimi embrioni malati per patologie genetiche crioconservati inutilmente, cioe’ letteralmente abbandonati in fusti sottozero, e se non si da’ la possibilita’ di sperimentare terapie geniche o cellulari sull’embrione (vedi tecnica CRISPR di editing del DNA), aumentera’ – ha aggiunto – il ‘gap’ nella ricerca tra l’Italia e i molti Paesi dove c’e’ piu’ liberta’. Questo significa, infatti, costringere a emigrare non solo le coppie ma anche i ricercatori, che portano la propria eccellente capacita’ e conoscenza all’estero e difficilmente torneranno nella penisola a lavorare”. 

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