domenica, 8 Settembre , 24

Mutilazioni genitali femminili: Onu, porre fine a questo atto disumano

Nella Giornata Internazionale di Tolleranza Zero alle Mutilazioni Genitali Femminili, l’Onu riafferma, attraverso un comunicato congiunto a firma Natalia Kanem, direttore generale Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione), Henrietta H. Fore, direttore generale Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) e Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore generale Un Women (Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile), il proprio “impegno per porre fine a questa violazione dei diritti umani”. Nella nota si racconta la vita di Mary Oloiparuni che aveva 13 anni quando e’ stata mutilata. Rinchiusa in una stanza a casa sua, la mattina presto, e’ stata mutilata, ha sanguinato abbondantemente e provato un dolore enorme. Le cicatrici che porta continuano a causarle dolore ancora oggi, 19 anni dopo, e hanno reso ogni parto dei suoi 5 figli un’esperienza straziante. Oggi, nel mondo, almeno 200 milioni di donne e ragazze sono state sottoposte a mutilazioni genitali femminili, subendo uno degli atti di violenza di genere piu’ disumani al mondo. “Questo impegno – si legge nel comunicato – e’ importante perche’ le mutilazioni genitali femminili causano conseguenze fisiche, psicologiche e sociali di lungo periodo. Violano i diritti delle donne alla salute sessuale e riproduttiva, all’integrita’ fisica, alla non discriminazione e alla liberta’ da trattamenti crudeli e umilianti. Rappresentano anche una violazione dell’etica medica: le mutilazioni genitali femminili non sono mai sicure, non importa chi le pratichi e quanto sia pulito il luogo in cui vengono effettuate”. “Dato che la mutilazione genitale femminile e’ una forma di violenza di genere, non possiamo dare – continuano le tre organizzazioni – una risposta in modo isolato rispetto alle altre forme di violenza contro donne e ragazze o altre pratiche come i matrimoni precoci o forzati. Per porre fine alle mutilazioni genitali femminili, dobbiamo affrontare il problema della disuguaglianza di genere alla radice e lavorare per l’empowerment sociale ed economico delle donne”.
Nel 2015, i leader del mondo hanno appoggiato massicciamente l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili come uno degli obiettivi dell’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030. E’ un obiettivo raggiungibile e occorre agire adesso per tradurre questo impegno politico in azioni concrete. “A livello nazionale – aggiungono -, abbiamo bisogno di nuove politiche e leggi che proteggano i diritti delle ragazze e delle donne a vivere libere da violenza e discriminazione. I governi nei paesi in cui le mutilazioni genitali femminili sono ancora diffuse dovrebbero anche sviluppare piani di azione nazionali per porre fine a questa pratica. Per essere effettivi, i loro piani dovrebbero includere risorse di bilancio dedicate a servizi per la salute sessuale e riproduttiva, l’istruzione, il welfare sociale e servizi legali. A livello regionale, abbiamo bisogno che le istituzioni e le comunita’ economiche collaborino, prevenendo lo spostamento di donne e ragazze con lo scopo di raggiungere paesi con leggi meno restrittive sulle mutilazioni genitali femminili. A livello locale, c’e’ bisogno di leader religiosi che smontino il mito secondo cui le mutilazioni genitali femminili abbiano una base religiosa. Dato che le pressioni sociali spesso sostengono la pratica, gli individui e le famiglie hanno bisogno di maggiori informazioni sui benefici dell’abbandono”. “Impegni pubblici di abbandono delle mutilazioni genitali femminili – in particolare quelli di comunita’ intere – sono un modello concreto di impegno collettivo. Ma l’impegno pubblico deve essere abbinato a strategie comprensive per contrastare le norme sociali, le pratiche e i comportamenti che giustificano le mutilazioni genitali femminili. Testimonianze di sopravvissute come Mary aiutano a comprendere la triste realta’ di questa pratica e l’impatto di lungo periodo sulla vita delle donne. Campagne di advocacy e social media possono amplificare il messaggio secondo cui porre fine alle mutilazioni genitali femminili salva e migliora le vite. Grazie all’azione collettiva di governi, societa’ civile, comunita’ e individui, le mutilazioni genitali femminili sono in declino. Ma non puntiamo a un minor numero di casi per questa pratica, noi vogliamo arrivare a zero”, concludono. 

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Nella Giornata Internazionale di Tolleranza Zero alle Mutilazioni Genitali Femminili, l’Onu riafferma, attraverso un comunicato congiunto a firma Natalia Kanem, direttore generale Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione), Henrietta H. Fore, direttore generale Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) e Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore generale Un Women (Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile), il proprio “impegno per porre fine a questa violazione dei diritti umani”. Nella nota si racconta la vita di Mary Oloiparuni che aveva 13 anni quando e’ stata mutilata. Rinchiusa in una stanza a casa sua, la mattina presto, e’ stata mutilata, ha sanguinato abbondantemente e provato un dolore enorme. Le cicatrici che porta continuano a causarle dolore ancora oggi, 19 anni dopo, e hanno reso ogni parto dei suoi 5 figli un’esperienza straziante. Oggi, nel mondo, almeno 200 milioni di donne e ragazze sono state sottoposte a mutilazioni genitali femminili, subendo uno degli atti di violenza di genere piu’ disumani al mondo. “Questo impegno – si legge nel comunicato – e’ importante perche’ le mutilazioni genitali femminili causano conseguenze fisiche, psicologiche e sociali di lungo periodo. Violano i diritti delle donne alla salute sessuale e riproduttiva, all’integrita’ fisica, alla non discriminazione e alla liberta’ da trattamenti crudeli e umilianti. Rappresentano anche una violazione dell’etica medica: le mutilazioni genitali femminili non sono mai sicure, non importa chi le pratichi e quanto sia pulito il luogo in cui vengono effettuate”. “Dato che la mutilazione genitale femminile e’ una forma di violenza di genere, non possiamo dare – continuano le tre organizzazioni – una risposta in modo isolato rispetto alle altre forme di violenza contro donne e ragazze o altre pratiche come i matrimoni precoci o forzati. Per porre fine alle mutilazioni genitali femminili, dobbiamo affrontare il problema della disuguaglianza di genere alla radice e lavorare per l’empowerment sociale ed economico delle donne”.
Nel 2015, i leader del mondo hanno appoggiato massicciamente l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili come uno degli obiettivi dell’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030. E’ un obiettivo raggiungibile e occorre agire adesso per tradurre questo impegno politico in azioni concrete. “A livello nazionale – aggiungono -, abbiamo bisogno di nuove politiche e leggi che proteggano i diritti delle ragazze e delle donne a vivere libere da violenza e discriminazione. I governi nei paesi in cui le mutilazioni genitali femminili sono ancora diffuse dovrebbero anche sviluppare piani di azione nazionali per porre fine a questa pratica. Per essere effettivi, i loro piani dovrebbero includere risorse di bilancio dedicate a servizi per la salute sessuale e riproduttiva, l’istruzione, il welfare sociale e servizi legali. A livello regionale, abbiamo bisogno che le istituzioni e le comunita’ economiche collaborino, prevenendo lo spostamento di donne e ragazze con lo scopo di raggiungere paesi con leggi meno restrittive sulle mutilazioni genitali femminili. A livello locale, c’e’ bisogno di leader religiosi che smontino il mito secondo cui le mutilazioni genitali femminili abbiano una base religiosa. Dato che le pressioni sociali spesso sostengono la pratica, gli individui e le famiglie hanno bisogno di maggiori informazioni sui benefici dell’abbandono”. “Impegni pubblici di abbandono delle mutilazioni genitali femminili – in particolare quelli di comunita’ intere – sono un modello concreto di impegno collettivo. Ma l’impegno pubblico deve essere abbinato a strategie comprensive per contrastare le norme sociali, le pratiche e i comportamenti che giustificano le mutilazioni genitali femminili. Testimonianze di sopravvissute come Mary aiutano a comprendere la triste realta’ di questa pratica e l’impatto di lungo periodo sulla vita delle donne. Campagne di advocacy e social media possono amplificare il messaggio secondo cui porre fine alle mutilazioni genitali femminili salva e migliora le vite. Grazie all’azione collettiva di governi, societa’ civile, comunita’ e individui, le mutilazioni genitali femminili sono in declino. Ma non puntiamo a un minor numero di casi per questa pratica, noi vogliamo arrivare a zero”, concludono. 

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