Pubblicato sulla rivista ‘Environmental Health Perspectives’, lo studio ha seguito partecipanti di età compresa tra 56 e 68 anni, sottoponendoli a una serie di test cognitivi a tre intervalli, per valutare il loro ragionamento verbale e matematico, la fluidità verbale, la memoria a breve termine, nonché il declino di queste funzioni. Nell’arco di più di un decennio, il peggioramento cognitivo di chi abita in campagna risulta in media del 4,6% in meno rispetto ai residenti in aree urbane. In più, i risultati hanno indicato che l’associazione tra vita rurale e declino cognitivo è maggiore nelle donne che negli uomini.
Ora, dunque, “esistono prove sul fatto che il rischio di demenza e il declino cognitivo siano influenzati dall’esposizione a elementi ambientali legati alla città, come l’inquinamento atmosferico e il rumore, e allo stile di vita, come la presenza di stress e la sedentarietà”, spiega Carmen de Keijzer, che ha guidato l’indagine. E chi di noi vive in una metropoli non faticherà a credere a tutto questo.
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