martedì, 15 Ottobre , 24

La piaga nascosta dei malati per lavoro. Per curarli si spendono 8 miliardi l’anno

Continuano ad aumentare le morti sul lavoro: +11,6% nei primi tre mesi del 2018, ovvero 212 decessi anziché 190. A pagare il conto piu’ salato, secondo i dati preliminari dell’Inail, sono i lavoratori dell’industria (193 casi, +13,5%), i maschi (+20%) e gli over 50 (+35%). A questa emergenza drammatica, che oggi sarà al centro di tutte le manifestazioni del Primo maggio, se ne aggiunge però anche un’altra, quella delle malattie professionali, non meno importante visti gli impatti sociali ed economici che produce. In questo caso dopo un anno di pausa si registra una nuova fiammata. Nel primo trimestre le denunce di malattie professionali ricevute dall’Inail sono infatti tornate a salire: dal -3,5% dell’anno passato a +5,8%, con un picco del 14,8% a gennaio. In tutto sono 877 casi in piu’, 16.124 anziché 15.247, con incrementi che interessano tutti i comparti: +4,3% industria e servizi a quota 12.746 denunce, +10,6% l’agricoltura (a 3.179) e +27,6% il Conto Stato, in pratica tutta la Pa esclusa la Sanità, passato da 156 a 199 casi. Buona parte di questo aumento arriva dal Sud (+515 casi) e dal Centro (+270).

Costi altissimi

Altro dato allarmante, i costi. Secondo le stime del Centro studi della Fondazione Ergo di Varese, mediamente, una malattia professionale in Italia comporta una spesa di 219.000 euro a persona, tra costi diretti (prescrizioni mediche, cure ambulatoriali ed ospedaliere, interventi di sostegno e riabilitazione) e costi indiretti (dalla perdita delle giornate di lavoro ai costi per sostituire gli assegni, al calo di produttività del dipendente). In un anno il conto arriva così a circa 8miliardi di euro, ovvero mezzo punto di Pil.

L’anno passato delle oltre 58mila denunce di malattia ricevute dall’Inail, che in media poi arriva e riconoscerne circa un terzo, ben 46.136 hanno riguardato il comparto industria e servizi, che ha fatto segnare un calo dell’1,7% sul 2016, 11.287 l’agricoltura (-10,2%) e 706 (-3,6%) il comparto Stato.

Dove ci si ammala

Piu’ in dettaglio la Fondazione Ergo segnala che in base agli ultimi dati disponibili (quelli del 2016) l’industria manifatturiera è quella che presenta il maggior numero di denunce, in aumento nel 2016 rispetto all’anno precedente del 3,5% (da 9.555 a 9.894), ma in calo rispetto al 2011 quando erano state 10.129 (-2,3%). Denunce concentrate in modo particolare nel comparto metallurgico (1.640, +6% sul 2011 e +8% rispetto al 2015) e nell’industria alimentare (1.408, +15% sul 2011 e +13% sul 2015). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo sono quelle maggiormente contratte dai lavoratori con quasi il 61% dei casi protocollati dall’Inail, seguite da quelle del sistema nervoso (11%), dell’orecchio (8%), del sistema respiratorio (5%) e dai tumori (4%). Queste 5 tipologie rappresentano quasi il 90% del totale dei casi di malattie denunciate. Su 46.136 istanze inoltrate da industria e servizi 20.109 riguardano malattie muscolo scheletriche. Quasi una denuncia su tre (5.941) riguarda mano e polsi, a seguire spalla (5.807), rachide (4.718), gomito (2.238) e arti inferiori (1.405).

Stress, c’è ma non si vede

L’aumento dei ritmi tipico nelle fabbriche moderne ha certamente determinato in molti casi un aumento dello stress. In termini assoluti il numero delle malattie da stress lavoro-correlato denunciate nel 2017 (soprattutto disturbi nevrotici e disturbi dell’umore) però è molto contenuto: appena 464 denunce nel 2017 contro le 500 del 2016 ed un picco di 565 nel 2014. Numeri distanti anni luce dalla percezione che hanno i lavoratori, che in base ad uno studio del 2013 di Eurostat dichiarano di avere problemi legati a stress, depressione e ansia nel 14,9% dei casi contro una media Ue del 15,3%. Livelli molto alti ma comunque nulla a che vedere col 41,8% dei norvegesi.

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Costi altissimi

Altro dato allarmante, i costi. Secondo le stime del Centro studi della Fondazione Ergo di Varese, mediamente, una malattia professionale in Italia comporta una spesa di 219.000 euro a persona, tra costi diretti (prescrizioni mediche, cure ambulatoriali ed ospedaliere, interventi di sostegno e riabilitazione) e costi indiretti (dalla perdita delle giornate di lavoro ai costi per sostituire gli assegni, al calo di produttività del dipendente). In un anno il conto arriva così a circa 8miliardi di euro, ovvero mezzo punto di Pil.

L’anno passato delle oltre 58mila denunce di malattia ricevute dall’Inail, che in media poi arriva e riconoscerne circa un terzo, ben 46.136 hanno riguardato il comparto industria e servizi, che ha fatto segnare un calo dell’1,7% sul 2016, 11.287 l’agricoltura (-10,2%) e 706 (-3,6%) il comparto Stato.

Dove ci si ammala

Piu’ in dettaglio la Fondazione Ergo segnala che in base agli ultimi dati disponibili (quelli del 2016) l’industria manifatturiera è quella che presenta il maggior numero di denunce, in aumento nel 2016 rispetto all’anno precedente del 3,5% (da 9.555 a 9.894), ma in calo rispetto al 2011 quando erano state 10.129 (-2,3%). Denunce concentrate in modo particolare nel comparto metallurgico (1.640, +6% sul 2011 e +8% rispetto al 2015) e nell’industria alimentare (1.408, +15% sul 2011 e +13% sul 2015). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo sono quelle maggiormente contratte dai lavoratori con quasi il 61% dei casi protocollati dall’Inail, seguite da quelle del sistema nervoso (11%), dell’orecchio (8%), del sistema respiratorio (5%) e dai tumori (4%). Queste 5 tipologie rappresentano quasi il 90% del totale dei casi di malattie denunciate. Su 46.136 istanze inoltrate da industria e servizi 20.109 riguardano malattie muscolo scheletriche. Quasi una denuncia su tre (5.941) riguarda mano e polsi, a seguire spalla (5.807), rachide (4.718), gomito (2.238) e arti inferiori (1.405).

Stress, c’è ma non si vede

L’aumento dei ritmi tipico nelle fabbriche moderne ha certamente determinato in molti casi un aumento dello stress. In termini assoluti il numero delle malattie da stress lavoro-correlato denunciate nel 2017 (soprattutto disturbi nevrotici e disturbi dell’umore) però è molto contenuto: appena 464 denunce nel 2017 contro le 500 del 2016 ed un picco di 565 nel 2014. Numeri distanti anni luce dalla percezione che hanno i lavoratori, che in base ad uno studio del 2013 di Eurostat dichiarano di avere problemi legati a stress, depressione e ansia nel 14,9% dei casi contro una media Ue del 15,3%. Livelli molto alti ma comunque nulla a che vedere col 41,8% dei norvegesi.

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