giovedì, 18 Aprile , 24

Ipotiroidismo negli anziani, la cura è migliore se fatta su misura

In generale è emerso nel corso del congresso nazionale sul tema che le patologie tiroidee sono in costante aumento e, secondo gli ultimi dati disponibili in letteratura, la loro prevalenza globale si aggira intorno al 10-20%, nella popolazione ultrasettantenne

Con il passare degli anni la tiroide rischia di ‘rallentare’. L’ipotiroidismo è infatti frequente negli anziani, soprattutto nelle donne, nella forma subclinica. E secondo gli esperti dovrebbe richiedere una valutazione e una gestione diversa rispetto a quella attuata nei più giovani, ma soprattutto ‘su misura’. E’ quanto emerso dal simposio ‘Ipotiroidismo nell’anziano: processo alla terapia sostitutiva’, tenutosi nei giorni scorsi, in occasione del Congresso nazionale Ame (Associazione medici endocrinologi).

In generale le patologie tiroidee sono in costante aumento e, secondo gli ultimi dati disponibili in letteratura, la loro prevalenza globale si aggira intorno al 10-20%, nella popolazione ultrasettantenne. La prevalenza di autoanticorpi diretti contro antigeni tiroidei presenta un andamento simile, coinvolgendo circa il 5-10% della popolazione adulta fino ad arrivare al 30% degli ultraottantenni, con una maggiore prevalenza proprio nel sesso femminile. Fra le cause di ipotiroidismo nell’anziano c’è l’impiego di alcuni farmaci, una pregressa tiroidectomia o terapia radiometabolica e, più raramente, malattie infiltrative della tiroide (linfomi, ecc.) o un deficit centrale di secrezione di tireotropina. Ma a colpire gli anziani, spiegano gli specialisti, spesso è una forma di ipotiroidismo con sintomi vaghi e sfumati, nonostante i valori degli ormoni tiroidei siano alterati.

Ma come riportare nella norma questa funzione? “Nel paziente anziano, a meno che i valori siano scadenti, va utilizzata una strategia particolare: no all’urgenza o alla fretta. Occorre monitorare la situazione e, se serve, iniziare la terapia con levotiroxina partendo con dosaggi molto bassi. Negli ultimi anni oltre alla classica compressa, sono arrivate le capsule molli e la formulazione liquida, un vantaggio ad esempio per i pazienti con problemi di deglutizione. Inoltre, l’anziano è un tipo di paziente che presenta spesso più patologie e prende molti farmaci che possono interferire con la levotiroxina in compressa. La forma liquida – ricorda Negro – riduce i rischi di interazioni e può costituire un vantaggio”.

Con il passare degli anni la tiroide rischia di ‘rallentare’. L’ipotiroidismo è infatti frequente negli anziani, soprattutto nelle donne, nella forma subclinica. E secondo gli esperti dovrebbe richiedere una valutazione e una gestione diversa rispetto a quella attuata nei più giovani, ma soprattutto ‘su misura’. E’ quanto emerso dal simposio ‘Ipotiroidismo nell’anziano: processo alla terapia sostitutiva’, tenutosi nei giorni scorsi, in occasione del Congresso nazionale Ame (Associazione medici endocrinologi).

In generale le patologie tiroidee sono in costante aumento e, secondo gli ultimi dati disponibili in letteratura, la loro prevalenza globale si aggira intorno al 10-20%, nella popolazione ultrasettantenne. La prevalenza di autoanticorpi diretti contro antigeni tiroidei presenta un andamento simile, coinvolgendo circa il 5-10% della popolazione adulta fino ad arrivare al 30% degli ultraottantenni, con una maggiore prevalenza proprio nel sesso femminile. Fra le cause di ipotiroidismo nell’anziano c’è l’impiego di alcuni farmaci, una pregressa tiroidectomia o terapia radiometabolica e, più raramente, malattie infiltrative della tiroide (linfomi, ecc.) o un deficit centrale di secrezione di tireotropina. Ma a colpire gli anziani, spiegano gli specialisti, spesso è una forma di ipotiroidismo con sintomi vaghi e sfumati, nonostante i valori degli ormoni tiroidei siano alterati.

Ma come riportare nella norma questa funzione? “Nel paziente anziano, a meno che i valori siano scadenti, va utilizzata una strategia particolare: no all’urgenza o alla fretta. Occorre monitorare la situazione e, se serve, iniziare la terapia con levotiroxina partendo con dosaggi molto bassi. Negli ultimi anni oltre alla classica compressa, sono arrivate le capsule molli e la formulazione liquida, un vantaggio ad esempio per i pazienti con problemi di deglutizione. Inoltre, l’anziano è un tipo di paziente che presenta spesso più patologie e prende molti farmaci che possono interferire con la levotiroxina in compressa. La forma liquida – ricorda Negro – riduce i rischi di interazioni e può costituire un vantaggio”.

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