lunedì, 14 Ottobre , 24

Influenza, boom casi legato anche a storia immunitaria individuale

Il perche’ ci sono anni in cui il vaccino contro l’influenza sembra funzionare di meno andrebbe ricercato anche dalla storia immunitaria delle singole persone, ovvero se l’influenza quest’anno e’ stata piu’ contagiosa che mai, la colpa potrebbe non essere legata alla scelta del vaccino da acquistare o dei metodi di produzione del vaccino stesso, come invece e’ stato attribituio negli ultimi anni. Lo dice uno studio condotto, tra gli altri, dall’Universita’ di Chicago e dall’Universita’ di Harvard. Alcune ricerche hanno suggerito che la produzione attraverso l’uso delle uova, all’interno delle quali vengono “coltivati” i virus, potrebbe essere problematiche. Pare infatti che il virus possa subire delle mutazioni nelle uova e queste potrebbero rendere il vaccino inefficace contro i ceppi circolanti. Nel 2012-13, la componente H3N2 del vaccino antinfluenzale e’ risultata efficace solo nel 39 per cento delle persone. In quella stagione, i funzionari della sanita’ pubblica ritenevano che fossero proprio le mutazioni avvenute nelle uova a essere il problema. Ma nel nuovo studio pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases, i ricercatori hanno dimostrato che potrebbero essere le risposte immunitarie a essere inadeguate.

“Le mutazioni nelle uova hanno effetti variabili – ha detto Sarah Cobey dell’Universita’ di Chicago e autrice principale dello studio – A volte contano e a volte no, ma quello che sembra fare la differenza e’ la storia immunitaria”. Quello che e’ in gioco sembra essere un fenomeno noto come “peccato antigenico originale”. I vaccini antinfluenzali sono progettati per indurre il sistema immunitario a produrre anticorpi in grado di riconoscere ceppi specifici del virus che qualcuno potrebbe incontrare in un dato anno. Questi anticorpi prendono di mira siti unici sul virus e si legano ad essi per “disabilitarli”. Una volta che il sistema immunitario ha gia’ gli anticorpi per colpire un determinato sito sul virus, utilizza preferenzialmente le stesse cellule immunitarie la prossima volta che incontra lo stesso virus. Si tratta di un processo efficiente per il sistema immunitario, ma il problema e’ che il virus muta gradualmente di anno in anno. Il sito che gli anticorpi riconoscono potrebbe essere ancora li’, ma potrebbe non essere piu’ cruciali per neutralizzare il virus. Gli anticorpi prodotti dai nostri primi “incontri” con l’influenza – avvenuti sia con i vaccini che con infezioni – tendono a prevalere su quelli generati da inoculazioni successive. Quindi, anche se il vaccino ottiene risultati ottimali in un dato anno, se qualcuno ha una storia con l’influenza, la risposta immunitaria a un nuovo vaccino potrebbe essere meno protettiva. Questa storia puo’ essere complicata da un fattore aggiuntivo: il vaccino potrebbe indurre una risposta immunitaria debole in molti che lo ricevono. “Vediamo che sia le persone vaccinate che non vaccinate sono state infettate con virus simil-influenzali e che il vaccino non ha suscitato una forte risposta immunitaria nella maggior parte delle persone nel nostro studio”, ha detto Yonatan Grad, dell’Harvard TH Chan School of Public Health e coautore dello studio. I ricercatori spesso testano la relazione tra diversi ceppi influenzali, o come l’infezione e la vaccinazione contro un ceppo proteggano da un altro ceppo, in animali da laboratorio come i furetti. Nel 2012-13, i furetti immunizzati con il ceppo mutato nelle uova hanno avuto una risposta anticorpale che ha reagito male con i ceppi H3N2 circolanti di quella stagione. Per questo all’inizio la colpa e’ stata data al metodo di produzione del vaccino di quell’anno. Ma quando Cobey, Grad e i loro colleghi hanno analizzato campioni di sangue di persone vaccinate quell’anno, non hanno riscontrato differenze nelle risposte anticorpali al vaccino o ai ceppi circolanti. Sembra che il loro sistema immunitario non si sia preso la briga di riconoscere le differenze delle mutazioni avvenute nelle uova perche’ hanno gia’ riconosciuto altri siti sul ceppo vaccinale. 

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Il perche’ ci sono anni in cui il vaccino contro l’influenza sembra funzionare di meno andrebbe ricercato anche dalla storia immunitaria delle singole persone, ovvero se l’influenza quest’anno e’ stata piu’ contagiosa che mai, la colpa potrebbe non essere legata alla scelta del vaccino da acquistare o dei metodi di produzione del vaccino stesso, come invece e’ stato attribituio negli ultimi anni. Lo dice uno studio condotto, tra gli altri, dall’Universita’ di Chicago e dall’Universita’ di Harvard. Alcune ricerche hanno suggerito che la produzione attraverso l’uso delle uova, all’interno delle quali vengono “coltivati” i virus, potrebbe essere problematiche. Pare infatti che il virus possa subire delle mutazioni nelle uova e queste potrebbero rendere il vaccino inefficace contro i ceppi circolanti. Nel 2012-13, la componente H3N2 del vaccino antinfluenzale e’ risultata efficace solo nel 39 per cento delle persone. In quella stagione, i funzionari della sanita’ pubblica ritenevano che fossero proprio le mutazioni avvenute nelle uova a essere il problema. Ma nel nuovo studio pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases, i ricercatori hanno dimostrato che potrebbero essere le risposte immunitarie a essere inadeguate.

“Le mutazioni nelle uova hanno effetti variabili – ha detto Sarah Cobey dell’Universita’ di Chicago e autrice principale dello studio – A volte contano e a volte no, ma quello che sembra fare la differenza e’ la storia immunitaria”. Quello che e’ in gioco sembra essere un fenomeno noto come “peccato antigenico originale”. I vaccini antinfluenzali sono progettati per indurre il sistema immunitario a produrre anticorpi in grado di riconoscere ceppi specifici del virus che qualcuno potrebbe incontrare in un dato anno. Questi anticorpi prendono di mira siti unici sul virus e si legano ad essi per “disabilitarli”. Una volta che il sistema immunitario ha gia’ gli anticorpi per colpire un determinato sito sul virus, utilizza preferenzialmente le stesse cellule immunitarie la prossima volta che incontra lo stesso virus. Si tratta di un processo efficiente per il sistema immunitario, ma il problema e’ che il virus muta gradualmente di anno in anno. Il sito che gli anticorpi riconoscono potrebbe essere ancora li’, ma potrebbe non essere piu’ cruciali per neutralizzare il virus. Gli anticorpi prodotti dai nostri primi “incontri” con l’influenza – avvenuti sia con i vaccini che con infezioni – tendono a prevalere su quelli generati da inoculazioni successive. Quindi, anche se il vaccino ottiene risultati ottimali in un dato anno, se qualcuno ha una storia con l’influenza, la risposta immunitaria a un nuovo vaccino potrebbe essere meno protettiva. Questa storia puo’ essere complicata da un fattore aggiuntivo: il vaccino potrebbe indurre una risposta immunitaria debole in molti che lo ricevono. “Vediamo che sia le persone vaccinate che non vaccinate sono state infettate con virus simil-influenzali e che il vaccino non ha suscitato una forte risposta immunitaria nella maggior parte delle persone nel nostro studio”, ha detto Yonatan Grad, dell’Harvard TH Chan School of Public Health e coautore dello studio. I ricercatori spesso testano la relazione tra diversi ceppi influenzali, o come l’infezione e la vaccinazione contro un ceppo proteggano da un altro ceppo, in animali da laboratorio come i furetti. Nel 2012-13, i furetti immunizzati con il ceppo mutato nelle uova hanno avuto una risposta anticorpale che ha reagito male con i ceppi H3N2 circolanti di quella stagione. Per questo all’inizio la colpa e’ stata data al metodo di produzione del vaccino di quell’anno. Ma quando Cobey, Grad e i loro colleghi hanno analizzato campioni di sangue di persone vaccinate quell’anno, non hanno riscontrato differenze nelle risposte anticorpali al vaccino o ai ceppi circolanti. Sembra che il loro sistema immunitario non si sia preso la briga di riconoscere le differenze delle mutazioni avvenute nelle uova perche’ hanno gia’ riconosciuto altri siti sul ceppo vaccinale. 

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