“Di solito quando si è piccoli si tende a sentirsi minacciati da elementi animati e inanimati: buio, mostri, vuoto, ombre. Ma nella notte di Halloween è diverso. Tutte le paure possono essere normalizzate e per una notte diventano oggetto di scherno e ironia da parte di tutti. I bambini, travestendosi da mostri e zombie, mettono in atto una forma di esorcizzazione di ciò che solitamente gli indurrebbe terrore – prosegue l’esperta – Nel gioco della finzione il bambino scopre come anche questi personaggi non sono poi così pericolosi e può percepire il fatto che fanno parte di un mondo immaginario che piano piano crescendo si riesce sempre più a differenziare rispetto a ciò che è davvero reale. Scherzare su questi personaggi di morte può essere un modo per sottrarsi all’angoscia della fine e perdita della vita”.
“Incarnare noi stessi il mondo dell’occulto, che spesso rievoca paure arcaiche – osserva ancora Vinciguerra – diventa un modo ludico per sentirci inconsciamente al sicuro: nulla potrà accadere. L’idea della morte che spaventa viene esorcizzata dal ‘trick-or-treat’ di un momento festoso tra amici e familiari. La paura è uno degli elementi principali dell’autoconservazione, che ci consente di tenerci lontani dai pericoli. Ma abbiamo visto che, come nel caso per i bambini durante la festa di Halloween, essa possa spingerci a esplorarla e superarla”, conclude.
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