“E’ un dato che emerge dopo un confronto con alcune realtà del territorio, dal Nord al Sud, confermato anche dal presidente della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu) – aggiunge Petrolati – Ormai da qualche anno nel periodo dal 15 giugno al 15 settembre c’è carenza di personale medico, con conseguenze molte negative sul servizio. Non basta sostituire questi operatori con contratti atipici o a gettone, queste sono soluzioni non auspicabili per tamponare criticità nell’emergenza-urgenza”.
Il pericolo è che il caldo, il sovraffollamento dei pronto soccorso, la chiusura di alcuni reparti e il rinvio di molti interventi in autunno, misurare già annunciate da diverse Asl per carenza di personale, possano essere una ‘miccia’ per le aggressioni al personale sanitario. “In estate vengono al pettine alcuni nodi – elenca Petrolati – il nervosismo delle attese, l’eco mediatica di casi di malasanità e una aggressività sociale sempre più diffusa in molte realtà. In mezzo c’è il medico, senza nessuna difesa, che si ritrova a fronteggiare persone esasperate”.
Secondo Petrolati ci sono altri fronti aperti. “La medicina d’urgenza soffre di un problema: è una specializzazione giovanissima e ci sono pochi giovani usciti dalla scuole. Quelli che già lavorano sono una goccia nel mare del fabbisogno quotidiano. Così nei pronto soccorso ci sono medici che arrivano da altri reparti, Chirurgia o Medicina“. Un argomento caro anche alla Simeu, che da sempre si batte per incrementare la formazione dei medici di questa specialità, chiedendo ai ministeri compententi e alle Regioni di implementare le borse di studio della specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza.
Alcune Regioni, per rispondere anche a questo tipo di situazioni, hanno lanciato le Case della salute. “Nel Lazio sono state un mezzo fallimento – chiosa il medico – con la loro apertura non abbiamo visto un ritorno positivo sul sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza. Si deve intervenire sul fatto che oggi il pronto soccorso è diventato un luogo di ricovero, dove vengono somministrate terapie che il paziente dovrebbe fare nel reparto”. Mentre sul pagamento del ticket per le prestazioni non di urgenza al pronto soccorso, il coordinatore della Commissione emergenza Anaao-Assomed è piuttosto scettico: “Ci sono Regioni che lo fanno pagare con molta attenzione, perché pensano possa essere un deterrente per l’uso inappropriato del pronto soccorso. Altre non lo fanno con la stessa attenzione, preoccupate dei contenziosi. E spesso i codici bianchi vengono cambiati di colore, falsando i dati. Così – conclude – è del tutto inutile”.
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