“Una storia clinica travagliata quella della donna già sottoposta, in un altro centro, ad una rimozione completa del retto che l’ha costretta, per sempre, a portare un sacchetto che devia le feci dalla pancia – ha ricordato i medici – Poco dopo l’intervento si erano già formate due importanti ernie, una addominale proprio dove era posizionato il sacchetto ed un’altra in una situazione ancora più delicata, a livello del pavimento pelvico, cioè nella zona dove sono stati asportati il retto e l’ano”.
L’ospedale di Grosseto, dove è stato inserito il primo robot d’Italia nel 1998 quando era direttore sanitario l’attuale direttore generale Enrico Desideri, è un centro di eccellenza per la chirurgia robotica riconosciuto a livello sia nazionale che internazionale, nonché un polo di formazione che accoglie presso la sua Scuola, chirurghi provenienti da tutto il mondo.
“L’addome è un apparato autonomo complesso, come l’apparato digerente o quello respiratorio, perché dal punto di vista anatomico è caratterizzato da molteplici componenti: muscoli, fasce muscolari, tendini, membrane sierose, tessuto adiposo e, naturalmente, la pelle. L’integrità della parete addominale è fondamentale per l’equilibrio di tutto il nostro corpo, per un corretto mantenimento della postura e soprattutto per equilibrare le forze esercitate sulla colonna vertebrale – hanno spiegato i chirurghi – Le ernie della parete addominale, alterano queste importanti funzioni delle parete, le più complicate sono quelle che insorgono su precedenti incisioni chirurgiche, i cosiddetti ‘laparoceli’, sono molto frequenti e la loro cura può essere solo chirurgica”.
Oggi per eseguire questo tipo di intervento nei laparoceli più complicati la tecnica aperta tradizionale è ancora quella più utilizzata e sicura. La chirurgia aperta, però, comporta delle ampie incisioni a livello della cute, una ripresa post operatoria più lunga ed una percentuale di possibili complicanze ancora oggi intorno al 20%. “La vera rivoluzione chirurgica è la robotica, grazie alla tecnologia robotica è possibile riprodurre esattamente l’intervento standard aperto, ma con tecnica completamente mini-invasiva, in quanto il robot consente al chirurgo di lavorare dal basso verso l’alto, all’interno della cavità addominale, riproducendo gli stessi tempi chirurgici dell’intervento aperto ed inserendo la nostra rete tra i diversi strati della parete addominale”, hanno concluso gli esperti.
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