L’ente ginevrino sottolinea come la zona di Bikoro, ‘cuore’ del nuovo focolaio di infezione, si trova a 250 chilometri da Mbandaka, capitale della Provincia dell’Equatore, in un’area del Paese “molto difficile da raggiungere”. Secondo Peter Salama, responsabile Emergenze dell’Oms, “è troppo presto per valutare la portata di questa epidemia” e “tuttavia i primi segnali, inclusi il contagio di 3 operatori sanitari, l’estensione geografica del focolaio, la vicinanza a vie di comunicazione e centri abitati e il numero dei casi sospetti, indicano che arrestarla sarà una sfida seria. Potrà essere difficile e costoso. Dobbiamo essere preparati per ogni scenario”, avverte.
“Il personale dell’Oms – afferma Ghebreyesus – era nella squadra che per prima ha identificato l’epidemia. Io stesso sono in viaggio verso la Repubblica democratica del Congo per valutare i bisogni in prima persona. Sono in contatto con il ministro della Salute” del Paese e “gli ho assicurato che siamo pronti a fare tutto il necessario per fermare rapidamente la diffusione di Ebola. Stiamo lavorando con i nostri partner per inviare più personale, attrezzature e forniture nell’area”.
“Per la Repubblica democratica del Congo si tratta del nono focolaio epidemico e nel Paese c’è una notevole esperienza” su questo fronte, sottolinea Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa, assicurando comunque che “qualsiasi Paese si trovi di fronte a una simile minaccia può richiedere l’assistenza internazionale” e contare sull’Organizzazione mondiale della sanità e i suoi partner.
Il piano di risposta all’epidemia – conclude l’agenzia dell’Onu – include la sorveglianza, la ricerca dei casi e il tracciamento dei contatti, la mobilitazione sociale all’interno delle comunità, la gestione dei pazienti, la prevenzione e il controllo delle infezioni, sepolture sicure e dignitose per le vittime, interventi specifici che comprendono l’uso di vaccini e farmaci antivirali, azioni di coordinamento e di supporto operativo.
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