E’ la fotografia scattata da un’indagine condotta dall’Associazione italiana diabetici (Fand) in collaborazione con l’Accademia italiana di odontoiatria protesica (Aiop), che oggi a Milano hanno presentato un decalogo ad hoc e annunciato la campagna ‘Il diabete e i miei denti’, al via a breve con la diffusione di materiale divulgativo sui siti web di Fand e Aiop e in tutte le sedi di Fand, incontri formativi sul territorio con la partecipazione dei dentisti Aiop e consulenze telefoniche gratuite fornite dagli odontoiatri ai soci Fand. Il presidente dell’associazione pazienti, Albino Bottazzo, ricorda che “già nel 2012 il Piano nazionale diabete aveva introdotto le patologie del cavo orale tra le aree prioritarie su cui intervenire”. Ora i dati della ricerca confermano quanto sia “urgente avviare una campagna educazionale che affronti l’argomento in modo organico e scientifico”.
L’82% dei diabetici – emerge dalla survey – dice di avere da tempo un dentista di fiducia, ma il 36% ci va appena ogni 2 anni o anche più raramente, mentre soltanto il 24,5% lo fa ogni 6 mesi. E tra i meno assidui spiccano proprio quelli con la bocca in condizioni peggiori: il 20% non vede l’odontoiatra da più di 5 anni. Invertire il trend è cruciale, sottolineano gli esperti, anche perché “attraverso l’esame del cavo orale uno specialista attento potrebbe anche intercettare segni di pre-diabete e contribuire a diagnosticare precocemente la patologia”.
“La survey – commenta il presidente di Aiop, Paolo Vigolo – svela una sostanziale mancanza degli strumenti cognitivi indispensabili alla persona diabetica per preservare nel tempo l’integrità della bocca. L’odontoiatra deve contribuire a colmare queste lacune”, spiegando per esempio che “le persone con diabete presentano scarsa resistenza ai batteri e ridotta salivazione”, specie in assenza di un buon controllo glicemico. “Ciò le rende più vulnerabili a secchezza delle fauci, infezioni orali, micosi, infiammazioni gengivali, parodontite: condizioni che a loro volta possono innalzare la glicemia”. Un circolo vizioso che tuttavia non compromette la possibilità di cura: al paziente, precisa l’esperto, va detto che “i suoi denti si possono curare con le stesse probabilità di successo che ha la popolazione generale, purché ci si rechi regolarmente dall’odontoiatra. Se il diabete è ben compensato si possono inserire con buoni risultati anche gli impianti dentali”.
Dalla ricerca risulta infatti che, fra i diabetici che hanno perso dei denti, il 22,3% non li ha reintegrati con protesi e il 27,7% ne ha rimpiazzati solo alcuni. “La mancata sostituzione – avverte Costanza Micarelli, consigliere Aiop – peggiora la funzione masticatoria e può compromettere la capacità di alimentarsi correttamente, fondamentale per il controllo glicemico. Non solo: una bocca sana con una masticazione efficiente è essenziale per prevenire diverse patologie sistemiche e rallentare alcune forme di decadimento cognitivo legato all’età”. Il bisogno di sapere è dunque tanto, ma per soddisfarlo non sempre si chiede al medico: il 13% si affida a stampa e web e il 5,8% a parenti e amici, “con il rischio di incorrere in fake news e informazioni non certificate”, ammoniscono gli specialisti. Promossi dai pazienti, salvo alcuni ‘nei’: secondo gli intervistati, pochi hanno in studio un glucometro (11,9%) o i presidi per gestire una crisi ipoglicemica grave (10,4%). E al 36,3% del campione l’odontoiatra non ha mai posto domande sul profilo glicemico né sulla terapia anti-diabete (33,7%).
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