“Un riconoscimento importantissimo per persone che molto spesso oggi sono considerate ‘non malate’ nei loro ambienti di lavoro o a scuola”, commenta Piero Barbanti, direttore Unità cefalee e dolore del Irccs San Raffaele di Roma e presidente dell’Associazione italiana per la lotta contro le cefalee (Aic-onlus).
Le cefalee, spiega l’esperto, “riguardano una percentuale di italiani che si aggira attorno al 20%, con un rapporto 3 a 1 fra uomo a donna, prevalentemente nell’età di massima produttività. Si tratta di una patologia che, non essendo visibile, è poco riconosciuta e confusa con debolezza psicologica o costituzionale. Il riconoscimento come malattia sociale consentirà a queste persone di avere cure gratuite nei Livelli essenziali di assistenza, di avere una tutela in ambito sociale e lavorativo, e anche un accesso alle cure, anche quelle più innovative”.
La cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi che ne attesti l’effetto invalidante – recita la Pdl – viene riconosciuta come malattia sociale nelle seguenti forme: emicrania cronica e ad alta frequenza; cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; cefalea a grappolo cronica; emicrania parossistica cronica; cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; emicrania continua.
La proposta prevede infine che “con decreto del ministro della Salute, da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea, nonché i criteri e le modalità con cui le regioni attuano i medesimi progetti”.
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