In Italia si contano 480mila uomini con una diagnosi di carcinoma prostatico e oltre la metà di queste persone ha problemi nella sfera sessuale che non significa solo erezione, ma anche calo del desiderio e perdita della libido, oltre a un generale malessere psicologico. La sessualità è un tema ancora oggi trascurato perché per i malati è fonte di imbarazzo.
Conservare una vita sessuale anche dopo un tumore: è la mission del Percorso andrologico personalizzato, il nuovo progetto del Dipartimento di Urologia del Pascale, diretto da Sisto Perdonà, partito il 31 maggio scorso con l’apertura di un ambulatorio di Andrologia Oncologica. L’ambulatorio è rivolto ai pazienti sottoposti a chirurgia o radioterapia pelvica, in particolare agli uomini trattati per tumore alla prostata, alla vescica e al colon-retto, con l'obiettivo di preservare e recuperare la loro funzione sessuale. I tumori che colpiscono gli organi riproduttivi possono, come è facile intuire, avere ripercussioni sulla vita sessuale. Durante l’intervento esiste, infatti, un rischio abbastanza elevato di danneggiare i nervi e le arterie che avvolgono la prostata, provocando così un diminuito afflusso di sangue all’organo riproduttivo da cui possono conseguire disturbi dell’erezione. Molti malati hanno difficoltà a parlare con il proprio medico di questioni personali. Superando questo limite si possono ridurre molti effetti collaterali delle terapie e adottare soluzioni per la
maggior parte di questi problemi.
“La mission del progetto – spiega Sisto Perdonà – è quella di guarire dalla malattia tumorale senza perdere una qualità di vita ottimale. L’ambulatorio non ha, infatti, solo uno scopo riabilitativo, ma anche preventivo, per il paziente e per la coppia. La presa di coscienza della malattia e l’accettazione di una nuova sessualità, sono aspetti fondamentali, il primo passo che un malato può compiere per gestire la malattia; oltre ai fattori che dipendono direttamente dal tipo di trattamento scelto, infatti, i fattori di natura psicologica influiscono molto sul processo di guarigione”.
“Presa in carico – aggiunge il direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi – vuol dire occuparsi del paziente in tutte le sue problematiche. Il modello Pascale si va sempre più orientando in questa direzione”.