La malattia di Alzheimer colpisce 5,7 milioni di americani e si prevede che saranno 14 milioni entro il 2050. Ad oggi, la maggior parte della ricerca sugli effetti della malattia sul cervello è stata fatta post mortem. I ricercatori dello Yale Pet Center e della Yale Alzheimer’s Disease Research Unit (Adru) puntavano a esplorare una nuova strategia per misurare la perdita sinaptica, un indicatore del declino cognitivo. Una diminuzione delle sinapsi, le giunzioni tra le cellule nervose, si correla infatti con il deterioramento cognitivo nei pazienti con malattia di Alzheimer, ricordano gli studiosi.
Per quantificare la perdita sinaptica, il team ha utilizzato una sostanza radioattiva specifica, che si lega a una proteina presente in quasi tutte le sinapsi. I ricercatori hanno reclutato 21 anziani con malattia di Alzheimer precoce o una normale capacità cognitiva. A ciascuno è stata iniettata la sostanza, prima di essere sottoposti a Pet ad alta risoluzione. Le scansioni hanno consentito ai ricercatori di visualizzare la “densità” sinaptica in diverse regioni del cervello dei pazienti. Un confronto fra i due gruppi ha consentito ai ricercatori di scoprire che gli anziani con malattia di Alzheimer avevano avuto una riduzione del 41% nel marcatore ‘chiave’ in un’area del cervello associata alla memoria.
Il team di Yale sta attualmente reclutando più partecipanti, per confermare i loro risultati e utilizzare la Pet per valutare l’efficacia dei farmaci per la malattia di Alzheimer. Questo strumento viene anche utilizzato in altri studi di ricerca clinica ‘targati’ Yale su altre malattie del cervello in cui la perdita di sinapsi è una componente critica della malattia, ha affermato Richard Carson, co-autore e direttore dello Yale Pet Center. Fra queste figurano il morbo di Parkinson, l’epilessia, l’abuso di droghe, la depressione e la schizofrenia.
“Un ostacolo cruciale nella ricerca dell’Alzheimer finora era l’incapacità di misurare la densità sinaptica nei pazienti viventi”, ha detto il direttore dell’Adru Christopher Van Dyck, MD. “Il team di Carson ha condotto uno sforzo rivoluzionario per fornirci questa capacità”, che può “trasformare la nostra capacità di monitorare la patogenesi e la risposta a trattamenti precoci del morbo di Alzheimer”.
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