sabato, 20 Aprile , 24

Perizie a favore del boss, chiesti 16 anni per l’oculista di Setola

Il pm Milita durante la requisitoria: senza le consulenze compiacenti di Fronterrè, non ci sarebbero stati 18 morti e nove feriti in Italia

Mario Caiazzo

Parole dure quelle usate dal pubblico ministero Alessandro Milita durante la requisitoria di ieri mattina, alla fine della quale ha chiesto sedici anni di reclusione per Giuseppe Setola, capo dell’ala militare dei Casalesi e per Aldo Fronterrè, medico oculista. Quest’ultimo risponde di concorso esterno in associazione camorristica e di false attestazioni all’autorità giudiziaria con l’aggravante mafiosa. Il processo è in corso presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Secondo l’accusa, l’ex primario della clinica Maugeri, in un lasso di tempo che va dalla fine del 2006 all’inizio del 2007, avrebbe diagnosticato a Setola un foro maculare all’occhio destro.

Il boss, però, non avrebbe mai sofferto di suddetta patologia e avrebbe sì, problemi a un occhio, ma a quello sinistro, a causa di un trauma subìto in gioventù. La linea del pubblico ministero è stata quella seguita già durante l’udienza del 29 gennaio scorso, quando definì «mostruoso quello che Fronterrè ha fatto per Setola. Ha creato i presupposti perché il killer uscisse di cella e uccidesse così tante persone nel Casertano». Nella mattinata di ieri, il rappresentante della pubblica accusa è stato ancora più esplicito: «Senza la falsità di Fronterrè – ha detto – non ci sarebbero stati 18 morti e nove feriti in Italia». Giuseppe Setola lasciò il carcere per i domiciliari (il luogo per la detenzione era stata fissata a Pavia, nei pressi della clinica dove lavorava Fronterrè) il 18 gennaio del 2008. Da Pavia, ‘o cecato (il cieco, appunto), come è pure conosciuto il boss, successivamente si allontanò, dando avvio alla sua latitanza conclusasi con la cattura, il 14 gennaio del 2009. Da allora è confinato al 41bis.

Durante il periodo di latitanza, il capo dell’ala stragista si rese protagonista di alcune azioni delittuose, la più eclatante delle quali è sicuramente rappresentata dalla strage di Castel Volturno.

Secondo il pm Alessandro Milita, la circostanza ancora più grave è rappresentata dal fatto che le certificazioni false siano proseguite «anche durante i processi avviati per gli omicidi di Setola. Mi riferisco al processo per la strage dei ghanesi, seguito dalle tv, in cui Fronterrè attestò, nel 2011, la ‘cecità parziale’ di Setola. Una cosa gravissima».

Il pm Alessandro Milita

Il pubblico ministero ha letto anche alcuni passi del ‘Giuramento di Ippocrate’ affermando che Fronterrè ne ha violato tutte le regole. Giuseppe Setola era collegato in videoconferenza dal carcere di Opera. La prossima udienza è stata fissata per il 12 giugno prossimo, quando gli avvocati dei due imputati terranno le rispettive arringhe difensive.

Mario Caiazzo

Parole dure quelle usate dal pubblico ministero Alessandro Milita durante la requisitoria di ieri mattina, alla fine della quale ha chiesto sedici anni di reclusione per Giuseppe Setola, capo dell’ala militare dei Casalesi e per Aldo Fronterrè, medico oculista. Quest’ultimo risponde di concorso esterno in associazione camorristica e di false attestazioni all’autorità giudiziaria con l’aggravante mafiosa. Il processo è in corso presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Secondo l’accusa, l’ex primario della clinica Maugeri, in un lasso di tempo che va dalla fine del 2006 all’inizio del 2007, avrebbe diagnosticato a Setola un foro maculare all’occhio destro.

Il boss, però, non avrebbe mai sofferto di suddetta patologia e avrebbe sì, problemi a un occhio, ma a quello sinistro, a causa di un trauma subìto in gioventù. La linea del pubblico ministero è stata quella seguita già durante l’udienza del 29 gennaio scorso, quando definì «mostruoso quello che Fronterrè ha fatto per Setola. Ha creato i presupposti perché il killer uscisse di cella e uccidesse così tante persone nel Casertano». Nella mattinata di ieri, il rappresentante della pubblica accusa è stato ancora più esplicito: «Senza la falsità di Fronterrè – ha detto – non ci sarebbero stati 18 morti e nove feriti in Italia». Giuseppe Setola lasciò il carcere per i domiciliari (il luogo per la detenzione era stata fissata a Pavia, nei pressi della clinica dove lavorava Fronterrè) il 18 gennaio del 2008. Da Pavia, ‘o cecato (il cieco, appunto), come è pure conosciuto il boss, successivamente si allontanò, dando avvio alla sua latitanza conclusasi con la cattura, il 14 gennaio del 2009. Da allora è confinato al 41bis.

Durante il periodo di latitanza, il capo dell’ala stragista si rese protagonista di alcune azioni delittuose, la più eclatante delle quali è sicuramente rappresentata dalla strage di Castel Volturno.

Secondo il pm Alessandro Milita, la circostanza ancora più grave è rappresentata dal fatto che le certificazioni false siano proseguite «anche durante i processi avviati per gli omicidi di Setola. Mi riferisco al processo per la strage dei ghanesi, seguito dalle tv, in cui Fronterrè attestò, nel 2011, la ‘cecità parziale’ di Setola. Una cosa gravissima».

Il pm Alessandro Milita

Il pubblico ministero ha letto anche alcuni passi del ‘Giuramento di Ippocrate’ affermando che Fronterrè ne ha violato tutte le regole. Giuseppe Setola era collegato in videoconferenza dal carcere di Opera. La prossima udienza è stata fissata per il 12 giugno prossimo, quando gli avvocati dei due imputati terranno le rispettive arringhe difensive.

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