venerdì, 19 Aprile , 24

Cresce “turismo dentale” all’estero, pentito 1 paziente italiano su 2

Sono migliaia gli italiani che ogni anno volano in Croazia, Romania, Moldavia, Ungheria, per cercare di riavere il ‘sorriso’ perduto convinti di risparmiare sulle cure dentali. Ad attrarre sono le parcelle più basse legate “soprattutto a regimi di tassazione agevolata e ai relativi costi inferiori dei materiali dei manufatti protesici e della manodopera. Dai nostri dati emerge che gli italiani che vanno all’estero per curare i denti sono il 4% di tutti quelli che scelgono cure mediche oltre confine. E il 50% di loro, secondo le informazioni raccolte dai nostri colleghi, non rifarebbe più questa esperienza”, spiega all’Adnkronos Salute Sabrina Santaniello, presidente Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) Roma e segretario Andi nazionale.

“Il turismo dentale, ovvero la ricerca di dentisti e cure odontoiatriche a basso costo all’estero, soprattutto in alcuni paesi dell’est Europa (Croazia, Romania, Moldavia, Ungheria) nonostante tutti i rischi che questo tipo di scelta comporta, è una tendenza sempre più diffusa e in aumento principalmente a causa della crisi economica in cui versa il nostro Paese”, precisa Santaniello. Non solo, “alla base – continua l’esperta – vi è anche una grande opera di promozione da parte di programmi televisivi che, per aumentare lo share degli ascolti, diffondono racconti e testimonianze relative a cure dentali all’estero a basso costo. Si tratta di testimonianze spesso non attendibili, se non nell’immediato, in quanto è solo a distanza di tempo che si possono valutare gli effetti di cure odontoiatriche effettuate in maniera non corretta”.

“Tra le regioni italiane danneggiate da questo flusso di pazienti che si dirige all’estero – riferisce la presidente di Andi Lazio – sicuramente figurano quelle del Nord, oltre ai Paesi confinanti. Per fortuna, l’approvazione della legge proposta dall’onorevole Rossana Boldi sull’informativa in sanità (che prevede regole più stringeni contro la pubblicità sanitaria ndr), ha permesso in questi ultimi tempi, di iniziare a regolamentare la giungla, ad oggi ancora esistente in tema di informazione sanitaria e odontoiatrica, vietando i messaggi suggestivi, non veritieri e la pubblicità a scopi promozionali o di natura commerciale”.

“I rischi per la salute e le vere e proprie truffe sono infatti sempre in agguato per gli ignari cittadini alla continua ricerca all’estero di un’offerta economica decisamente più vantaggiosa rispetto a quella del territorio italiano – suggerisce la presidente di Andi Roma – I pazienti dovrebbero essere meglio informati attraverso serie campagne informative, sul fatto che esistono dei segnali di allarme che vanno presi in considerazione. Tra questi i tempi lavorativi eccessivamente ridotti in cui viene svolta la cura, il prezzo troppo basso, che non può garantire gli standard di qualità dei materiali e la possibilità di imbattersi in personale non qualificato”. 

Secondo l’Andi Roma: “Le offerte del turismo dentale vengono rese appetibili anche dalla possibilità di comprare pacchetti definiti ‘low cost’ che includono cura, volo e soggiorno, ma che escludono poi ogni forma di assistenza in caso di problemi successivi alla cura. In questo tipo di situazioni il paziente non ha un rapporto fiduciario, come avviene invece nei nostri studi, con il suo medico al quale si può rivolgere in qualsiasi momento per le cure e l’assistenza nel tempo relativa al lavoro svolto”.

Spesso, ricorda Santaniello, “i dentisti italiani si ritrovano sulla propria poltrona pazienti che hanno già speso molto denaro all’estero e non hanno risolto il proprio problema. Queste persone, vista la spesa economica già sostenuta, non avendo più altre risorse, si rivolgono alle strutture pubbliche, gravando alla fine sul sistema Sistema sanitario nazionale. L’atto terapeutico, infatti, non si esaurisce nel primo momento, ma prevede una serie di controlli a distanza che impegna il dentista, che si è occupato della cura, a garantire al paziente, uno stato di salute nel tempo. Solo a distanza, infatti, si vedono i risultati di un lavoro ben fatto”.

Se il turismo dentale può danneggiare i professionisti e i pazienti, c’è anche chi ancora deve entrare nel mondo del lavoro. Un giovane dentista appena laureato quali difficoltà incontra? “Lo scenario che si presenta ai nostri giovani laureati si è notevolmente trasformato. Dalla nascita del corso di laurea in odontoiatria ad oggi, i tempi sono molto cambiati – risponde Santaniello – Allora si dava quasi per scontato che, una volta ottenuto il diploma di laurea, si trovasse subito lavoro in un territorio caratterizzato da una buona domanda di prestazioni odontoiatriche e un’equilibrata offerta delle stesse. Oggi il giovane odontoiatra neolaureato, terminato il suo percorso clinico formativo, si affaccia alla professione quasi sempre disorientato non avendo idee molto chiare sulle strade da percorrere per il suo inserimento nel mondo del lavoro e senza punti di riferimento”.

“Se si esplorano le offerte lavorative presenti sui giornali di settore, sul web o si raccolgono testimonianze dirette, si scopre che queste sono quasi esclusivamente da parte dei service – sottolinea Santaniello – Una percentuale inferiore di richieste di collaborazione provengono invece da studi privati che, purtroppo, troppo spesso consistono in collaborazioni gratuite oppure senza equo compenso, relegando di fatto il neolaureato al ruolo di mero esecutore. In taluni casi, dalle testimonianze raccolte, sembra accadere che il neolaureato si ritrovi ad assolvere compiti di altre figure professionali con competenze diverse dalla propria quale quella di igienista dentale o di assistente alla poltrona. In altri casi invece, ai più bravi e volenterosi, vengono assegnate le terapie odontoiatriche più gravose dello studio che lo accoglie, come sempre più spesso rileviamo dai racconti fatti dagli stessi protagonisti”.

Per arginare questo fenomeno Andi “ha già messo in campo una serie di iniziative, tuttavia, l’errore che in questo stato di cose i giovani odontoiatri non devono commettere, è quello di porsi di fronte al cambiamento della professione con fare passivo e aspettarsi un futuro migliore, invece di tentare di essere loro stessi, almeno in parte, gli artefici del loro percorso professionale. Per questo abbiamo predisposto una serie di strumenti utili a favorire il passaggio generazionale negli studi come, ad esempio, facilitare l’accesso al credito da parte dei giovani”.

“Dalle loro richieste, a noi giunte – conclude la presidente Andi Roma – appare necessario e prioritario: promuovere un loro rapido inserimento nel percorso della professione remunerata, meglio se all’interno di un percorso ‘tutelato’ di avvio della professione, che può divenire spunto di opportunità anche per il professionista più anziano; trovare opportunità di affiancamento e di successivo graduale ingresso lavorativo in studi già avviati; consentire loro di trovare in Andiformule di sostegno economico, riferimenti culturali e formazione continua e di avviamento alla professione”.

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“Il turismo dentale, ovvero la ricerca di dentisti e cure odontoiatriche a basso costo all’estero, soprattutto in alcuni paesi dell’est Europa (Croazia, Romania, Moldavia, Ungheria) nonostante tutti i rischi che questo tipo di scelta comporta, è una tendenza sempre più diffusa e in aumento principalmente a causa della crisi economica in cui versa il nostro Paese”, precisa Santaniello. Non solo, “alla base – continua l’esperta – vi è anche una grande opera di promozione da parte di programmi televisivi che, per aumentare lo share degli ascolti, diffondono racconti e testimonianze relative a cure dentali all’estero a basso costo. Si tratta di testimonianze spesso non attendibili, se non nell’immediato, in quanto è solo a distanza di tempo che si possono valutare gli effetti di cure odontoiatriche effettuate in maniera non corretta”.

“Tra le regioni italiane danneggiate da questo flusso di pazienti che si dirige all’estero – riferisce la presidente di Andi Lazio – sicuramente figurano quelle del Nord, oltre ai Paesi confinanti. Per fortuna, l’approvazione della legge proposta dall’onorevole Rossana Boldi sull’informativa in sanità (che prevede regole più stringeni contro la pubblicità sanitaria ndr), ha permesso in questi ultimi tempi, di iniziare a regolamentare la giungla, ad oggi ancora esistente in tema di informazione sanitaria e odontoiatrica, vietando i messaggi suggestivi, non veritieri e la pubblicità a scopi promozionali o di natura commerciale”.

“I rischi per la salute e le vere e proprie truffe sono infatti sempre in agguato per gli ignari cittadini alla continua ricerca all’estero di un’offerta economica decisamente più vantaggiosa rispetto a quella del territorio italiano – suggerisce la presidente di Andi Roma – I pazienti dovrebbero essere meglio informati attraverso serie campagne informative, sul fatto che esistono dei segnali di allarme che vanno presi in considerazione. Tra questi i tempi lavorativi eccessivamente ridotti in cui viene svolta la cura, il prezzo troppo basso, che non può garantire gli standard di qualità dei materiali e la possibilità di imbattersi in personale non qualificato”. 

Secondo l’Andi Roma: “Le offerte del turismo dentale vengono rese appetibili anche dalla possibilità di comprare pacchetti definiti ‘low cost’ che includono cura, volo e soggiorno, ma che escludono poi ogni forma di assistenza in caso di problemi successivi alla cura. In questo tipo di situazioni il paziente non ha un rapporto fiduciario, come avviene invece nei nostri studi, con il suo medico al quale si può rivolgere in qualsiasi momento per le cure e l’assistenza nel tempo relativa al lavoro svolto”.

Spesso, ricorda Santaniello, “i dentisti italiani si ritrovano sulla propria poltrona pazienti che hanno già speso molto denaro all’estero e non hanno risolto il proprio problema. Queste persone, vista la spesa economica già sostenuta, non avendo più altre risorse, si rivolgono alle strutture pubbliche, gravando alla fine sul sistema Sistema sanitario nazionale. L’atto terapeutico, infatti, non si esaurisce nel primo momento, ma prevede una serie di controlli a distanza che impegna il dentista, che si è occupato della cura, a garantire al paziente, uno stato di salute nel tempo. Solo a distanza, infatti, si vedono i risultati di un lavoro ben fatto”.

Se il turismo dentale può danneggiare i professionisti e i pazienti, c’è anche chi ancora deve entrare nel mondo del lavoro. Un giovane dentista appena laureato quali difficoltà incontra? “Lo scenario che si presenta ai nostri giovani laureati si è notevolmente trasformato. Dalla nascita del corso di laurea in odontoiatria ad oggi, i tempi sono molto cambiati – risponde Santaniello – Allora si dava quasi per scontato che, una volta ottenuto il diploma di laurea, si trovasse subito lavoro in un territorio caratterizzato da una buona domanda di prestazioni odontoiatriche e un’equilibrata offerta delle stesse. Oggi il giovane odontoiatra neolaureato, terminato il suo percorso clinico formativo, si affaccia alla professione quasi sempre disorientato non avendo idee molto chiare sulle strade da percorrere per il suo inserimento nel mondo del lavoro e senza punti di riferimento”.

“Se si esplorano le offerte lavorative presenti sui giornali di settore, sul web o si raccolgono testimonianze dirette, si scopre che queste sono quasi esclusivamente da parte dei service – sottolinea Santaniello – Una percentuale inferiore di richieste di collaborazione provengono invece da studi privati che, purtroppo, troppo spesso consistono in collaborazioni gratuite oppure senza equo compenso, relegando di fatto il neolaureato al ruolo di mero esecutore. In taluni casi, dalle testimonianze raccolte, sembra accadere che il neolaureato si ritrovi ad assolvere compiti di altre figure professionali con competenze diverse dalla propria quale quella di igienista dentale o di assistente alla poltrona. In altri casi invece, ai più bravi e volenterosi, vengono assegnate le terapie odontoiatriche più gravose dello studio che lo accoglie, come sempre più spesso rileviamo dai racconti fatti dagli stessi protagonisti”.

Per arginare questo fenomeno Andi “ha già messo in campo una serie di iniziative, tuttavia, l’errore che in questo stato di cose i giovani odontoiatri non devono commettere, è quello di porsi di fronte al cambiamento della professione con fare passivo e aspettarsi un futuro migliore, invece di tentare di essere loro stessi, almeno in parte, gli artefici del loro percorso professionale. Per questo abbiamo predisposto una serie di strumenti utili a favorire il passaggio generazionale negli studi come, ad esempio, facilitare l’accesso al credito da parte dei giovani”.

“Dalle loro richieste, a noi giunte – conclude la presidente Andi Roma – appare necessario e prioritario: promuovere un loro rapido inserimento nel percorso della professione remunerata, meglio se all’interno di un percorso ‘tutelato’ di avvio della professione, che può divenire spunto di opportunità anche per il professionista più anziano; trovare opportunità di affiancamento e di successivo graduale ingresso lavorativo in studi già avviati; consentire loro di trovare in Andiformule di sostegno economico, riferimenti culturali e formazione continua e di avviamento alla professione”.

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